IL PROCESSO
PORDENONE A Vicenza c'è il processo BpV, a Pordenone il processo

Domenica 17 Febbraio 2019
IL PROCESSO PORDENONE A Vicenza c'è il processo BpV, a Pordenone il processo
IL PROCESSO
PORDENONE A Vicenza c'è il processo BpV, a Pordenone il processo Gaiatto e in mezzo migliaia di risparmiatori del Nordest con i conti svuotati. Ieri, prima udienza preliminare per la mega truffa da oltre 70 milioni di euro organizzata attraverso la piattaforma on-line della Venice Investment Group, in centinaia (si parla quasi di 700 posizioni) si sono costituiti parte civile contro il trader portogruarese Fabio Gaiatto, 43 anni, e i suoi sedici collaboratori. A Cordenons, nel centro culturale trasformato in un'aula di giustizia perchè il Tribunale non aveva aule sufficientemente capienti, alle 8.30 del mattino sono arrivati i primi avvocati di parte civile (67 in tutto) con al seguito trolley, valigie e scatole pieni di atti di costituzione di parte civile. I venti che difendono gli imputati a fine udienza hanno riempito i cofani delle auto con scatoloni zeppi di copie di atti da esaminare per la prossima udienza del 2 marzo, quando potranno sollevare eccezioni sull'ammissione delle parti civili.
L'INVESTITORE
Mentre in Croazia le società di Gaiatto falliscono sotto i colpi dei creditori, a Pordenone sarà una battaglia all'ultimo euro, soprattutto da parte del trader di Portogruaro, i cui conteggi sulle somme da restituire sono distanti da quelli ricapitolati dagli inquirenti. Alla prossima udienza è prevista un'altra infornata di parti civili, di cui 300 patrocinate dall'associazione Afue. Ma il colpo di scena ieri l'ha riservato un imprenditore di Caorle, Samuele Faè, che all'amico Gaiatto aveva consegnato nel tempo 9 milioni di euro. A fine estate 2017 ha cominciato a dubitare dei miracolosi rendimenti della Venice nel mercato valutario e a chiedere la restituzione del capitale. È riuscito a recuperare soltanto 3,1 milioni. A dicembre 2017 ha presentato una diffida, poi a febbraio 2018 si è rivolto alla Procura di Pola. La sua denuncia croata adesso è confluita nel processo di Pordenone generando uno scossone. «Ha denunciato non appena si è reso conto che l'amico lo stava raggirando - spiega il suo legale, Fabio Capraro, sottolineando che si era mosso per tempo in Croazia - Ha subito ripercussioni economiche notevoli, adesso si è ripreso, ma la situazione era molto delicata».
Faè, occhiali scuri e Porsche, non ha avuto alcun timore a uscire allo scoperto. Certo, la somma da lui investita fa impressione se paragonata ai 35mila euro che uno studente di Aviano, Nico, aveva affidato a un amico. «Erano i risparmi di quand'ero bambino e dei lavori estivi - racconta - Un amico mi aveva consigliato l'investimento, anche la sua famiglia aveva investito con Venice ottenendo ottimi risultati. Mi puzzava. Ho messo una piccola somma e in effetti il risultato c'è stato. Mi avevano restituito anche il capitale e così ho investito una somma maggiore aiutato dai miei genitori». Quando ha letto sui giornali della truffa, ha chiamato l'amico: «Mi diceva di star tranquillo, che i giornali dovevano scrivere... Era fiducioso, sono sicuro che era in buona fede».
I PATTEGGIAMENTI
Tra gli imputati c'è chi è già sceso a patteggiamenti con il procuratore Raffaele Tito e il sostituto Monica Carraturo. Due istanze sono già state presentate al gup Eugenio Pergola per Massimo Baroni, 49 anni, di Piario (Bergamo) e Ubaldo Sincovich (65) di Muggia. Baroni, unico presente in udienza, ha già versato 9mila euro nel conto corrente aperto dalla Procura per le vittime di Gaiatto. Sincovinch ne ha versati 8.500. «Sono posizioni marginali - ha spiegato Tito - Dev'essere comunque chiaro che per patteggiare bisogna contribuire con un risarcimento». Entrambi rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e di abusivismo finanziario: per Baroni sarà proposta una pena di 1 anno 6 mesi e per Sincovich di 1 anno e 5 mesi.
Sia Gaiatto sia la compagna Najima Romani - entrambi in carcere - ieri hanno rinunciato a comparire. «Non è il momento», ha spiegato l'avvocato Guido Galletti. «Voleva venire - ha detto Elisa Trevisan, che difende la Romani - ma ha rinunciato per ragioni di ordine pubblico». C'era il timore che qualche vittima creasse tensioni, ma di vittime, ieri, c'erano veramente poche. Soltanto 29. C'è vergogna tra i raggirati. Temono di essere derisi. In realtà a carpire la loro fiducia sono state persone di cui avevano la massima stima: amici o parenti, spesso caduti a loro volta nella ragnatela di Venice Investment Group. Ieri si sono ritrovati fianco a fianco dopo essersi confrontati per mesi nei gruppi Whatsapp creati per tenersi aggiornati sul caso Gaiatto. Attorno a loro un servizio d'ordine massiccio: artificieri, Digos, Carabinieri, Polizia locale, carabinieri in congedo e Vigili del fuoco. E alla prossima udienza è probabile che tanti altri arriveranno con la speranza di poter guardare Gaiatto negli occhi.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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