IL GIORNO DOPO
dal nostro inviato
VILLORBA (TREVISO) E adesso l'autonomia.

Mercoledì 23 Settembre 2020
IL GIORNO DOPO
dal nostro inviato
VILLORBA (TREVISO) E adesso l'autonomia. Luca Zaia, rieletto presidente della Regione del Veneto per la terza (e ultima) volta consecutiva con un risultato storico, il più alto di sempre e di tutti, avvisa il Governo: «Non dare l'autonomia alla nostra Regione vorrebbe dire chiudere ogni rapporto con i veneti. Se il 76 per cento che ho preso ha un significato, è che i veneti li devi ascoltare». Zaia non ha solo il 76 per cento, ha anche la maggioranza assoluta a Palazzo Ferro Fini: 34 consiglieri (24 Lista Zaia, 9 Lega, 1 Lista Veneta Autonoma), 35 contando lo stesso governatore su 51. Gli alleati (5 Fratelli d'Italia, 2 Forza Italia) praticamente ininfluenti.
Dodici ore dopo l'esito elettorale, Zaia è di nuovo al K3, la sede della Lega trevigiana, ancora tappezzata con i manifesti della campagna elettorale, lui a mezzobusto, la scritta L'impegno continua. Il palco montato la sera prima non c'è più, nella grande sala ci sono i giornalisti che insistono: perché Salvini le ha mandato solo un messaggino di congratulazioni? come fa a negare la contrapposizione tra la sua lista civica e quella della Lega? ma davvero pensa che il partito possa rinunciare a lei in ambito nazionale?
La conferenza stampa è trasmessa in diretta, sulla pagina Facebook del governatore piovono cuoricini e baci. In prima fila alcuni assessori, Manuela Lanzarin e Gianpaolo Bottacin che per quattro mesi l'hanno accompagnato durante l'emergenza coronavirus nelle riunioni in Protezione civile (e i colleghi quanto li hanno invidiati in vista della caccia alle preferenze), Federico Caner con la figlioletta in braccio, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti. Zaia ringrazia tutti: i collaboratori, i militanti, la squadra. E ripete: no, non andrò a Roma; no, non c'è nessun attrito con Salvini; e sì, la «madre di tutte le battaglie resta l'autonomia».
«La leadership della Lega non è proprio nel mio interesse - ripete Zaia - La votazione riguarda la mia amministrazione, il tema politico si affronta con le elezioni politiche». Sull'esito elettorale non ha dubbi: «È stato il voto dei veneti per il Veneto». E smorza qualsiasi tentativo di polemica con il segretario del suo partito Matteo Salvini: «Il suo messaggino è più che sufficiente, è come quando a casa non parli ma ti basta lo sguardo».
IL PROGRAMMA
Rispetto a cinque anni fa non ci sarà il pacchetto di proposte di legge da depositare a inizio legislatura, ma Zaia promette: «Saranno 5 anni di rivoluzione pacifica, totale, che cambierà radicalmente il Veneto. Nella sanità ci aspettano tante sfide: diagnostica digitale, intelligenza artificiale, robotica. Basta pensare alle evoluzioni sulla diagnostica sui tamponi a cui stiamo assistendo, con una ventina di multinazionali che se ne stanno occupando». E a proposito di sanità, dice che è «offensivo per i veneti» sostenere che il suo 76 per cento è dovuto alle dirette televisive e social sul coronavirus.
La madre di tutte le battaglie resta l'autonomia «perché è doveroso dare una risposta ai 2,3 milioni di veneti che l'hanno votata. Adesso sono pochi quelli che la definiscono secessione soft. La legge ci dà pieno titolo per chiedere le 23 materie». E tra i tanti risultati, rivendica di aver portato il Veneto «in prima fila, sotto i riflettori nazionali»: «Ricordo i primi tavoli a Roma, nel 2010, non si preoccupavano neanche di sapere se c'eravamo. Oggi non si fa una riunione se non c'è il Veneto». È per questo che sull'autonomia è fiducioso: «A Roma non dormano sonni tranquilli, col 76 per cento i veneti li devono ascoltare».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci