Il declino del boss: Maniero denunciato anche dai figli

Sabato 15 Febbraio 2020
IL PROCESSO
BRESCIA Determinato, deciso. E con un occhio nero. Perchè Felice Maniero non è più il boss intoccabile, il bandito che faceva accordi alla pari con la mafia palermitana e con la ndrangheta: adesso è uno qualsiasi. Anche in carcere, dove ai vecchi tempi veniva servito e riverito come un re. E l'occhio nero si spiega con una banalissima baruffa con il compagno di cella sul volume della radio, roba che trent'anni fa sarebbe bastato che il boss alzasse un sopracciglio per far sprofondare il malcapitato in un abisso di terrore. Ma adesso va così, basti dire che Felice Maniero non è sul banco degli accusati in Tribunale per gli omicidi e le rapine, ma per maltrattamenti in famiglia e cioè per aver messo le mani addosso alla compagna di una vita, Marta Bisello.
LA NEMESI
Ieri in Tribunale a Brescia dunque è andato in scena davanti al giudice Roberto Spanò un processo che è la nemesi del bandito che aveva messo in piedi la banda più numerosa, più feroce e più ricca che sia mai esistita nel Nord Italia. I capelli ormai grigissimi, le spalle curve, un maglioncino verde bottiglia, Felice Maniero parlava in videoconferenza dal carcere di Voghera dov'è detenuto da ottobre, quando fu arrestato perché accusato di violenza, psicologica e fisica, nei confronti di Marta Bisello, con la quale conviveva dal 1994. Ma il processo è durato meno di venti minuti perché l'avvocato di Maniero, Luca Broli, ha chiesto di poter decidere, assieme a Maniero, se non sia il caso di andare al rito abbreviato, puntando cioè ad accalappiare uno sconto di pena.
Intanto, però, ieri mattina la pm Lorena Ghibaudo, ha aggiunto accuse alle accuse. Maniero avrebbe tentato di convincere Marta Bisello, prima attraverso i figli e poi attraverso la sorella di lei, a ritrattare. E così, se già prima Maniero non aveva alcuna possibilità di puntare sulle attenuanti, adesso sul capo gli pioveranno tutte le aggravanti possibili ed immaginabili e questo spiega la scelta difensiva di andare al rito abbreviato. Si vedrà il 31 marzo prossimo.
Intanto bisogna per forza segnalare che questo pare proprio il punto più basso della parabola di quello che fu il bandito Felice Maniero, ricco di almeno 50 milioni di euro, messi da parte milione dopo milione, in cassette di sicurezza e in conti esteri, in 15 anni di (dis)onorata carriera di criminale. E adesso? Adesso Felice Maniero non è più nessuno, al punto che non riesce nemmeno ad andare a colloquio quando vuole con il suo legale il quale si danna l'anima a cercare di fargli capire che cosa è meglio fare per tirarsi fuori dalle peste con il minor danno possibile.
ASCOLTO
Ma Felice Maniero non è abituato né ad aver torto né ad ascoltare i suoi avvocati ed ecco perché ha cercato, al solito, credendo di essere ancora Felice Maniero, di aggiustare le cose a modo suo. Ma non lo ascolta più nessuno. Né la figlia alla quale è riuscito sì ad intimare di continuare ad andarlo a trovare in carcere, lei che non voleva prender posizione fra mamma e papà, ma una volta che se l'era trovata di fronte le avrebbe chiesto di convincere la madre a ritrattare le accuse conto di lui.
Con il figlio Alessandro, avuto con Rossella Bisello, la sorella di Marta Bisello, avrebbe fatto ancora peggio e cioè lo avrebbe minacciato di togliergli l'appartamento nel quale vive se non convinceva la zia a ritrattare. Ma Alessandro Bisello se deve scegliere tra il padre e la zia sceglie sempre la zia Marta che se l'è cresciuto come fosse figlio suo da quando era piccolissimo. E nemmeno la minaccia alla sorella di Marta, Paola Bisello, ha portato ad alcun risultato.
E dunque adesso Maniero si trova denunciato dai figli, dalla compagna di una vita e dalla cognata. E così si è pure beccato il divieto di colloquio in carcere con i famigliari. Insomma il boss continua a pensare di essere un boss, ma è sempre più solo. E adesso, anche ammesso che riesca a tornare rapidamente in libertà, Felice Maniero si troverà pure senza un tetto visto che gli è arrivato lo sfratto anche per l'appartamento che aveva preso in affitto un paio di anni fa vicino agli Spedali civili di Brescia. Adesso l'unico appartamento che ha a disposizione è una cella nel carcere di Voghera che divide con un detenuto che ha la mania di tenere la radio accesa e a volume altissimo.
Maurizio Dianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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