IL CASO
VENEZIA «Non l'ho ancora visto». Francesco Moraglia, patriarca

Martedì 14 Gennaio 2020
IL CASO VENEZIA «Non l'ho ancora visto». Francesco Moraglia, patriarca
IL CASO
VENEZIA «Non l'ho ancora visto». Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, commentava così sabato pomeriggio, la prima puntata di The New Pope, la serie tv firmata alla regia da Paolo Sorrentino e girata per la gran parte a Venezia un anno fa. Più che la trama, sul banco degli imputati era finita la sigla girata nelle sale della Fondazione Cini.
Ieri sera però la scena è entrata dritta nel mirino del Patriarcato: «Offensiva, offende e profana per il riferimento al simbolo della croce» sono state le parole, pesanti come un macigno, usate da don Gianmatteo Caputo, delegato del Patriarca per i beni culturali. Rewind. The New Pope inizia così: nel refettorio dei monaci benedettini di Santa Giustina, nell'isola veneziana di San Giorgio Maggiore, di fronte a Palazzo Ducale, sotto un crocefisso fluorescente e abbagliante, una dozzina di suore giovani e in sottoveste ballano a ritmo di una musica molto suadente con effetti da discoteca.
LA PRESA DI POSIZIONE
«Le immagini della sigla hanno suscitato reazioni diverse per il loro contenuto». I toni del Patriarcato all'inizio sono soft. «Nella consapevolezza che si tratta di una serie fantasy e che la creatività artistica del regista vuole suscitare reazioni controverse, a tratti irriverenti e provocatorie», è l'incipit.
Poche righe e la lettura accelera: «La scena (parte integrante del film) risulta in sé offensiva mancando oltretutto di un contesto narrativo che ne giustifichi la ragione e il contenuto - continua don Caputo - Pertanto ciò che viene offerto agli spettatori è solamente una ripresa simile ad un video musicale realizzato in un luogo fondamentale della storia e della tradizione monastica a Venezia, trasformato in una sorta di stage per una danza dal contenuto ammiccante e allusivo, collocata sotto il simbolo cristiano per eccellenza, la croce».
Poi l'affondo.
Diretto, preciso, al bersaglio. Parlando di censura e profanazione. «Non è necessario scomodare la censura per dire che siamo davanti ad un episodio che offende e profana per il riferimento al simbolo della croce e risulta inopportuno perché fondato sulla gratuita volontà di provocare e suscitare reazioni», precisa la nota, consigliando di ignorare il tutto «per vanificarne l'obiettivo». In coda non manca una stoccata, velata, a chi ha aperto le porte di quella sala che fu il refettorio dei monaci benedettini della chiesa di San Giorgio Maggiore. Progettato dal genio architettonico di Andrea Palladio, il Cenacolo ospitò il conclave che il 14 marzo 1800 a Venezia - mentre Roma era occupata dai napoleonici - elesse al soglio pontificio Pio VII. «Sarebbe stato comunque opportuno non concedere, per le riprese, l'utilizzo di quello spazio ad elevato valore storico e simbolico», è la chiusa del Patriarcato, senza mai nominare la Fondazione Cini, padrona di casa.
LE IMMAGINI INCRIMINATE
Il ballo ammiccante delle suore nel cenacolo palladiano, sotto la copia de Le Nozze di Cana di Paolo Veronese (quelle originali si trovano al Louvre dal 1797 per volere di Napoleone, ndr), sono il proemio al sequel di The Young Pope, che si apre così come si era chiusa la prima serie firmata dal regista di La Grande Bellezza. Ovvero con Jude Law nelle vesti di papa Pio XIII ricoverato in coma e in fin di vita all'ospedale civile di Venezia. Lo sdegno sollevato dal Patriarcato di Venezia, non sono le prime parole dure usate dalla chiesa nei confronti di una serie tanto attesa dal grande pubblico. Già Avvenire - il quotidiano della Conferenza episcopale italiana - lo aveva definito un «inizio spiazzante, da brividi. Nel lavare con una spugna lo statuario corpo immobile del presunto pontefice, la suorina va praticamente in estasi». Ora l'attesa è tutta per le prossime puntate, quando è chiaro che Pio XIII si risveglierà con il nuovo papa Giovanni Paolo III (John Malkovich) già seduto sullo scranno pontificio dopo il saluto ai fedeli sul Canal Grande come mostrato anche nei trailer della serie.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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