IL CASO
ROMA Nuova fumata nera sulla giustizia. In barba all'ottimismo di Giuseppe

Mercoledì 22 Gennaio 2020
IL CASO
ROMA Nuova fumata nera sulla giustizia. In barba all'ottimismo di Giuseppe Conte che in mattinata aveva detto di confidare «in una piena condivisione» e nel varo della riforma del processo penale e del suo lodo sulla prescrizione nel Consiglio dei ministri di oggi, il vertice di maggioranza di oltre tre ore partorisce un nuovo rinvio: «La quadra non è stata ancora trovata, sarà necessario rivedersi ancora», fanno sapere da palazzo Chigi.
Però, visto che domenica si vota in Emilia Romagna e Calabria, i rosso-gialli cercano di mettere la sordina allo scontro. Ecco così il Guardasigilli, Alfonso Bonafede dispensare ottimismo senza però negare divisioni sulla prescrizione: «Abbiamo lavorato alla riforma del processo penale per accelerare i tempi. Tutte le forze politiche valuteranno il testo e faranno le loro proposte. Numerose sono le convergenze sulle misure per abbreviare i tempi. Rimangono alcune distanze sulla prescrizione. Per me e i 5Stelle resta prioritario garantire la certezza della pena e che non ci siano sacche di impunità».
Ed ecco Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, descrivere un bicchiere mezzo pieno: «E' stata una riunione costruttiva, c'è un cantiere aperto e sono stati fatti passi avanti complessivi. C'è una convergenza sostanziale sulla riforma del processo penale che se approvata sarebbe una rivoluzione visto che ridurrebbe a 4 anni i tempi complessivi». E si è andati avanti, secondo Verini, «anche sul lodo Conte» che propone di fermare la prescrizione dei reati dopo il primo grado di giudizio per i condannati e la sospensione della prescrizione per un massimo di due anni per chi è invece assolto.
Peccato che mentre il vertice era in corso, Matteo Renzi ha sparato a palle incatenate: «La soluzione non può essere il lodo Conte che distingue condannati da assolti», ha tuonato il leader di Italia Viva a Zapping, «l'essere o meno colpevole non si valuta in primo grado, ma alla fine del percorso e quindi introdurre una differenziazione tra la condanna e l'assoluzione in primo grado vìola i principi costituzionali». Raccontano che Conte, leggendo le agenzie, non abbia nascosto la sua «amarezza» e il suo «disappunto».
Contro il «sabotaggio» renziano negli stessi minuti si era scagliato il segretario dem Nicola Zingaretti: «C'è una maggioranza da tutelare. Chiedo a tutti di considerare questa cosa», ha dichiarato a Porta a Porta il segretario dem, ricordando che Italia Viva nei giorni scorsi aveva detto sì a un emendamento forzista, «io discuto il fatto che i partiti della maggioranza votino con l'opposizione, quel voto si carica di significato politico che indebolisce la maggioranza».
Questo il nodo. Il Pd e i 5Stelle temono che in caso di sconfitta in Emilia, Renzi possa andare al redde rationem cominciando dalla giustizia e votando nell'aula della Camera (dopo averlo fatto in Commissione) la legge del forzista Enrico Costa che cancellerebbe lo stop alla prescrizione voluto dai 5Stelle e mal digerito dai dem.
IL GIORNO DEL GIUDIZIO
Il tempo stringe. Il giorno della verità è fissato per martedì prossimo. Tant'è, che prima di allora, Conte dovrebbe riunire un nuovo vertice per provare a trovare un'intesa. La renziana Lucia Annibali, presente all'incontro di maggioranza, si mostra cauta: «Vediamo, non è un voto insieme a Forza Italia, ma sul merito della proposta di Conte che se resta così come è non è condivisibile perché incostituzionale. Vedremo cosa emergerà nei prossimi giorni: ci sarà un aggiornamento e forse arriveranno delle modifiche...».
Insomma, la tensione c'è. Ed è palpabile. Basta sentire Bonafede per averne ulteriore conferma: «La distinzione fra assolti e condannati per la prescrizione non è la mia proposta di partenza, ma ricordo che questa distinzione è stata già introdotta nella scorsa legislatura da qualcuno che adesso solleva profili di incostituzionalità».
Eppure nel vertice, a sentire i partecipanti, il clima sarebbe stato «costruttivo». «Ci rivedremo questa settimana o all'inizio della prossima. Renzi non era presente alla riunione ma credo si riferisse a quella precedente», dice Verini. «Non pensiamo che il lodo Conte sia incostituzionale, è una proposta interessante, può essere integrata e modificata, ma è una base di partenza utile», aggiunge un altro dem, Alfredo Bazoli. «Tanto più che anche Italia Viva», sottolinea il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis, «ha manifestato disponibilità per approfondimenti anche sul lodo Conte». Si vedrà.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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