I venti di crisi

Venerdì 21 Febbraio 2020
LA GIORNATA
ROMA Anche se Giuseppe Conte e Matteo Renzi si vedranno la prossima settimana, per la prima volta dalla nascita del Conte/2, non è detto che sia scontata la permanenza nella maggioranza di Italia Viva. Il premier, forse nei primi giorni di marzo, andrà in Aula a presentare l'agenda di governo 2020-2023 e forse non chiederà un vero e proprio voto di fiducia ma l'appoggio su una risoluzione. La conta, se dovesse vedere la convergenza di un consistente gruppo di senatori del centro-destra, automaticamente potrebbe rendere non più indispensabile l'appoggio al Conte/2 dei 18 senatori di Italia Viva.
LA CONTA
Il vertice fra i Conte e Renzi, comunque, è il primo tentativo di uscire dallo scontro permanente. L'esito non è scontato. Anche perché Iv continua a marcare le distanze. Alla Camera ieri mattina ha votato ben 10 volte in dissenso dalla maggioranza su testi ininfluenti. E al Senato Renzi non si è presentato al voto di fiducia sulle intercettazioni.
Il tentativo di disgelo, come ha raccontato lo stesso Renzi, è iniziato mercoledì mattina quando Conte gli ha mandato un «gentile messaggio» dopo aver sentito le sue parole di sostegno alla linea del governo in Ue. Poche ore dopo, in tv, il senatore fiorentino da Porta a Porta è tornato ad alzare i toni sul governo ma a Conte ha chiesto quell'incontro che fino ad ora aveva schivato: «Serve una forma di trasparente chiarezza per mettere fine al teatrino, gli ho chiesto di vederci se lo riterrà utile», lo ha annunciato lo stesso Renzi. E il presidente del Consiglio, arrivando a Bruxelles per un vertice Ue, ha confermato che si vedranno: «La mia porta è sempre stata aperta e sempre sarà aperta», dichiara. Al tempo stesso bolla come «estemporanea» la proposta di renzi di puntare sul premier come sindaco d'Italia.
Un incontro fra i due, a questo punto, non basta per ricucire. Sia il Pd che i grillini apprezzano la scelta di un momento per fare chiarezza: «Fatti non parole», dice Nicola Zingaretti e anche Vito Crimi spinge a uscire dai salotti tv. Nel Pd più d'uno è convinto che Renzi abbia chiesto l'incontro a Conte proprio perché aveva capito che il premier avrebbe portato la crisi in Parlamento.
E c'è anche chi è pronto a scommettere che Iv voterà a favore del premier, salvo tornare a far fibrillare il governo dal giorno dopo. A Conte, sibilano, Renzi potrebbe chiedere posti nei cda delle aziende partecipate e di abbassare l'asticella della legge elettorale.
Ma i renziani negano. «Il Pd, come dice Bettini, ci vuole fuori per avere i responsabili. Se Conte farà un discorso senza aperture vorrà dire che anche lui ci vuole fuori. Ma al premier diremo che non può pretendere di avere i nostri voti senza rispettare le nostre idee», aggiungono.
Intanto in Parlamento - dove pure c'è la consapevolezza che non ci sono le condizioni per votare se non nella primavera del 2021 - si consuma uno strappo continuo, che irrita non poco Pd e M5s. Sugli ordini del giorno al decreto Milleproroghe Iv vota contro o si astiene per dieci volte. Niente, dunque, è scontato.
D.Pir.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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