«I neri non entrano», stabilimento balneare chiuso per razzismo

Venerdì 9 Agosto 2019
IL CASO
CHIOGGIA (VENEZIA) «Sei di colore, tu non entri». Dopo spiaggetta nera, l'apartheid balneare. Siamo sempre a Sottomarina, dove ieri su disposizione del questore di Venezia, polizia e carabinieri hanno chiuso per 15 giorni il Cayo Blanco uno dei locali sulla spiaggia più gettonata fra i giovani, e non solo, del litorale. E la motivazione della misura cautelare non lascia dubbi: «Il provvedimento è conseguente alla escalation di episodi razzisti e violenti ai danni degli avventori». E così la località di mare chioggiotta si ritrova, suo malgrado, alla ribalta della cronaca non per i suoi innegabili standard turistici ma al contrario per episodi che vanno a ledere l'immagine della città. Lo scorso anno il caso di Punta Canna, con il gestore nostalgico del Ventennio che inneggiava al fascismo e al Duce, ora il caso dello stabilimento che registra due aggressioni a clienti da parte dei body guard - l'ultima il 3 agosto con un 49enne del posto finito all'ospedale per la frattura del perone e della mascella - e che discrimina gli accessi in base al pigmento della pelle.
SOTTO CHOC
Già perché il buttafuori e il responsabile della sicurezza del Cayo Blanco, dall'esposto presentato ai carabinieri e dalle indagini condotte, al 18enne di origine etiopi, glielo hanno detto chiaramente: «Tu stai fuori perché sei nero». All'inizio lui pensava fosse uno scherzo ma quando ha capito che stavano facevano sul serio gli è caduto il mondo addosso. Adottato da piccolo da una famiglia di Adria (Ro), italiano a tutti gli effetti, mai si era sentito escluso in nessun posto e per nessuna ragione. Appena rientrato da un anno di studio trascorso negli Stati Uniti, gli è capitato appunto a Sottomarina in una serata di fine luglio, quando con altri tre amici fraterni, ha deciso di andare al Cayo Blanco per un evento a ingresso libero. «Mi ha telefonato subito molto scosso - afferma l'avvocato di famiglia, Barnaba Busatto - allora gli ho detto di passarmi uno degli addetti che si sono rifiutati di parlarmi e che hanno ribadito che loro facevano quello che volevano. Ma vi pare possibile una roba del genere nel 2019? Sembra di essere tornati al Medio Evo».
GIUSTIFICAZIONI
Avvertita di quanto stava succedendo la madre del ragazzo si è precipitata sul posto. «All'inizio si sono giustificati - continua il legale - dicendo che nei giorni precedenti alcuni soggetti di colore avevano rubato nella discoteca». Ma al riguardo non risulta alcuna denuncia alle forze dell'ordine. «Poi visto che la cosa stava montando allora hanno detto che gli facevano un favore consentendogli di passare. Ma a quel punto anche gli amici del 18enne sono insorti e se ne sono andati. Devo ammettere che la più demoralizzata di tutti è la mamma, che non riesce ad accettare che suo figlio venga trattato così. Di qui la decisione di denunciare tutto perché fatti del genere non devono accadere né a Sottomarina né da nessuna altra parte».
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci