Gualtieri: «Revoca ancora possibile se l'accordo non verrà finalizzato»

Giovedì 16 Luglio 2020
IL RETROSCENA
ROMA «Autostrade ai Benetton è stata una privatizzazione che non è andata bene, ed era giusto aprire un nuova pagina, con lo Stato azionista di controllo». Dopo la lunga notte a Palazzo Chigi e il negoziato fiume con Ponzano Veneto, il ministro Roberto Gualtieri, artefice della proposta che ha messo nell'angolo il gruppo privato e sciolto il nodo della concessione, appare soddisfatto.
Non solo perché l'operazione chiude il cerchio dopo 2 anni di attese, rinvii e roventi polemiche, ma anche perché rispetta, con la quotazione in Borsa di Aspi, le logiche di mercato. «Autostrade per l'Italia - spiega il ministro dell'Economia - ha accolto tutte le nostre richieste, ma non è una vittoria del Pd ma dello Stato, dei cittadini, che afferma il primato dell'interesse pubblico».
Eppure fino all'ultimo proprio Gualtieri ha smussato gli angoli, mediato, convinto l'ala più oltranzista dell'esecutivo ad individuare un percorso di mercato. E non la revoca tout court. «E' stato accettato il regime tariffario proposto dell'Autorità dei trasporti, più vantaggioso per i cittadini - dice il ministro - un cospicuo risarcimento e, soprattutto, un nuovo assetto societario, quello che prevede il controllo pubblico da parte di Cdp. Ma la nuova Aspi sarà aperta anche agli investitori istituzionali e ai cittadini, parte così una fase nuova per una infrastruttura strategica del Paese, che potrà contare su più investimenti, più manutenzione, più sicurezza, più controlli. Insomma, ci sarà un grande rilancio».
Scompare quindi lo spettro del fallimento che, pur con toni diversi, i 5Stelle avevano evocato e che una trattativa infinita avrebbe alla fine provocato. Anche se gli interrogativi sul futuro, ovvero sul piano industriale che Cdp dovrà disegnare per Aspi a trazione statale, sono tutti da sciogliere. Così come sui manager che saranno chiamati alla guida della società che gestisce oltre 3 mila chilometri di rete autostradale.
Di fatto ieri la società dei Benetton ha accolto, con molta amarezza, tutte le richieste, tranne la manleva dei dirigenti del Mit, siglando alle 4 del mattino di mercoledì l'accordo quadro con il governo. Intesa che però ora va finalizzata, sciogliendo in primo luogo il nodo del valutazione di Aspi. Un punto cruciale per il Tesoro che ha condotto, insieme alla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, in porto la difficile trattativa con Ponzano Veneto.
LE PROSSIME MOSSE
Ma «la revoca - ha spiegato al Messaggero - è e resta sul tavolo se non verranno realizzate le linee guida stabilite». Perché la partita, par di capire, non è ancora completamente chiusa, anche se colpi di scena sono ormai da escludere. Molti tasselli del puzzle vanno ancora inseriti, partendo proprio dal prezzo e dai tempi in cui si concluderà l'aumento di capitale da 3-4 miliardi e la successiva quotazione in Borsa, con i Benetton che dovrebbero restare in minoranza con una quota vicino all'11%, almeno in una prima fase. Un'operazione complessa sotto il profilo tecnico e che potrebbe richiedere anche un anno di tempo per portare Autostrade per l'Italia sul listino e che richiederà, come pare evidente, il consenso dei soci esteri, da Allianz al Silk Road Fund cinese. Soci che non vogliono vedere depauperata la propria partecipazione.
Gualtieri guarda con molta attenzione a questo aspetto che ha più volte posto all'attenzione del presidente Giuseppe Conte. Al quale ha riconosciuto una grande forza e determinazione. Un asse solido che ha consentito di chiudere il dossier «Premier e ministri - spiega ancora il titolare del Tesoro - sono rimasti tutta la notte a Palazzo Chigi in attesa. Nessuna divisione ma unità d'intenti e fermezza decisive per ottenere il risultato».
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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