Fase 2, gli esperti frenano Ma Conte: si deve ripartire tenuta del Paese a rischio

Mercoledì 8 Aprile 2020
IL RETROSCENA
ROMA «Ci vuole gradualità e massima prudenza. E' vero, la curva dei contagi ha un andamento positivo, ma basta un nulla per far riesplodere l'epidemia. Non bisogna assolutamente abbassare la guardia». Il Comitato tecnico scientifico, riunito per oltre due ore in videoconferenza con il premier Giuseppe Conte e mezzo governo, ha rilanciato la linea del «rigore totale» sostenuta anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza. E gelato le aspettative dell'esecutivo rosso-giallo per il lancio della Fase 2, per il piano per la ripartenza graduale del Paese.
Ma Conte, che tra venerdì e sabato dovrà scrivere il nuovo Dpcm con cui confermare o allentare le misure di contenimento in scadenza il giorno di Pasquetta, nel chiudere la riunione ha fatto capire che dalla prossima settimana la stretta potrebbe essere almeno in parte ammorbidita: «Sono d'accordo con voi, al primo posto viene la salute e comprendo che il momento è delicatissimo. Dunque anche la ripartenza dovrà avvenire con la massima prudenza e gradualità». «Detto ciò», ha proseguito il premier distanziandosi per la prima volta dalla posizione del Comitato, «chi governa deve tenere conto anche di altri aspetti, come la tenuta psicologica dei cittadini, eventuali problemi di ordine pubblico, la necessità di riaccendere i motori economici del Paese. Dunque il lockdown non può essere infinito, il Paese non reggerebbe, ed è perciò indispensabile cominciare a ragionare sulla fase 2 e a predisporci a un progressivo allentamento delle misure di contenimento. Ma, ripeto, ogni decisione verrà presa con la massima progressività e cautela».
Proprio per questo, Conte ha invitato il Comitato a elaborare un programma riguardante la fase 2, «con l'ausilio anche di altre figure professionali (esperti di modelli organizzativi del lavoro, sociologi, psicologi, statisti), in modo da poter graduare un progressivo allentamento del lockdown e ritornare quando prima possibile a condizioni di normalità»: «Occorre prefigurare modelli di convivenza con il virus, che offrano adeguate garanzie, a un tempo, di tutela della salute e di preservazione del tessuto socio-economico del Paese». Per il premier bisogna infatti «contemperare il bene della salute e gli altri valori costituzionali in gioco, come la tutela delle libertà personali e delle iniziative economiche».
Ciò significa che da martedì prossimo è possibile che con il nuovo Dpcm, il governo allenti la stretta su alcune attività produttive, sulla base di quello che è chiamato tasso di rischio. Che, ad esempio, è più basso per i cantieri edili. Mentre per i cittadini la clausura dovrebbe proseguire forse fino al 4 maggio, quando saranno alle spalle i ponti de 25 aprile e 1 maggio considerati a rischio per assembramenti e le tradizionali gite fuori porta. «La decisione verrà presa all'ultimo momento utile, in base all'andamento dei contagi», riferisce un ministro che ha partecipato alla videoconferenza. I dati di ieri sono confortanti: appena 880 nuovi casi, con un aumento inferiore all'1%. «Il minimo storico», ha certificato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Però, si diceva, nel vertice (il primo tra politici, tecnici e virolog), i rappresentanti del Comitato tecnico scientifico hanno tenuto alta l'allerta. Dicendo che «basta un nulla per far ripartire la curva dei contagi, bisogna stare attenti a tempi e atteggiamenti sbagliati».
IL PIANO DI SPERANZA
Chi comincia a pensare alla fase 2, al «piano strategico» per le prossime settimane nel settore sanitario, è Speranza. Il ministro della Salute l'ha illustrato all'inizio della videoconferenza: «Il primo obiettivo è continuare a far scendere l'indice del contagio, non pregiudicare i risultati raggiunti sinora e, soprattutto, non determinare una recrudescenza dell'epidemia con adeguamento prudente e graduale delle misure restrittive», è stato l'incipit.
Poi Speranza ha illustrato le 5 direttrici del piano: 1) «Mantenere e far rispettare prioritariamente le misure per il distanziamento sociale a tutti i livelli e promuovere l'utilizzo diffuso di mezzi di protezione individuale, fino a quando non sarà disponibile una terapia anticoronavirus specifica e, soprattutto, un vaccino». 2) «Rafforzare le reti sanitarie del territorio: la prossimità delle strutture territoriali del Servizio sanitario nazionale ai cittadini e la velocità, sia nella individuazione dei casi positivi che nell'isolamento dei contatti stretti, sono elementi essenziali per affrontare l'epidemia. Devono essere rafforzati tutti i servizi di prevenzione, con particolare attenzione a case di cura, residenze sanitarie e per anziani». 3) «Intensificare in tutti i territori la presenza di Covid Hospital come strumento fondamentale della gestione ospedaliera dei pazienti. Tali strutture vanno mantenute operative, indipendentemente dalle imminenti necessità. Fino alla distribuzione del vaccino non si può escludere un'ondata di ritorno del virus. In tal caso, la presenza di strutture esclusivamente dedicate al Covid riduce notevolmente le possibilità di contagio rispetto a quanto accade nelle strutture miste». 4) «Uso corretto dei test, sia di quelli molecolari, che oggi sono l'unico strumento di identificazione certa della presenza del virus, sia di quelli sierologici che consentiranno di fotografare lo stato epidemiologico del Paese». 5) «Rafforzamento della strategia di contact tracing e di teleassistenza con l'utilizzo delle nuove tecnologie (come le app sugli smartphone), in quanto l'immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali».
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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