Emilia-Romagna e Lombardia travolte dalla terza ondata Bologna chiede la zona rossa

Martedì 2 Marzo 2021
IL FOCUS
ROMA Attorno alle Due Torri vedremo la prima zona rossa del 2021 in una grande città. Ieri Bologna e la sua provincia hanno registrato un numero di nuovi casi di coronavirus pari o superiore a quelli di intere regioni come Veneto e Toscana: 885. «E abbiamo 850 ricoveri - dice il sindaco Virgino Merola - se arriviamo a mille si compromette il sistema sanitario». L'Azienda sanitaria locale avverte: «L'Rt è a 1,34. La situazione è complessa. Siamo a 346 contagi su 100mila abitanti, un numero così alto è stato toccato solo a novembre: allora era il picco della seconda ondata». In buona parte dell'Emilia-Romagna sta succedendo qualcosa di inatteso e repentino, che coinvolge anche la provincia di Modena (533 contagi in 24 ore, i reparti si stanno riempendo) e che era già esploso, a est, nell'Imolese (sempre provincia di Bologna). Non ci sono molti dubbi, è l'effetto della variante inglese e il sindaco Merola ha chiesto al governatore Stefano Bonaccini di intervenire rapidamente, serve la zona rossa, che scatterà nelle prossime ore e che interesserà, forse, anche Modena. L'Emilia-Romagna in queste ore è investita dall'uragano dei contagi: ieri un tampone su 5 è risultato positivo, in una settimana c'è stato un incremento del 40 per cento, si viaggia a 2.500-2.600 nuovi casi positivi al giorno, l'impennata ricorda da vicino quanto era successo due mesi fa in Veneto. La Regione governata da Bonaccini formalmente è in arancione, ma ormai le macchie di rosso o arancione scuro si stanno espandendo ovunque. Basta guardare la Romagna: le restrizioni aggiuntive interessano le province di Ravenna, di Rimini e la metà cesenate di quella di Forlì-Cesena.
LOMBARDIA
E non c'è solo il caso dell'Emilia-Romagna. Altri spicchi di Italia stanno cambiando colore su base provinciale, andando in controtendenza rispetto alle classificazioni regionali decise dal Ministero della Salute venerdì scorso. Spostiamoci in Lombardia: ieri il governatore Attilio Fontana, che aveva già deciso delle limitazioni a Brescia, ha dovuto firmare tre nuove ordinanze che avranno effetto da domani. Diventerà zona arancione rafforzata, «con la chiusura quindi di tutte le scuole, tranne gli asili nido», l'intera provincia di Como. Stesso provvedimento in diversi comuni delle province di Mantova, Cremona (incluso il capoluogo), di Pavia e in dieci comuni della Città Metropolitana di Milano. Non va meglio nelle Marche. Ad Ancona la sindaca Valeria Mancinelli ha chiuso tutte le scuole fino al 14 marzo e avvertito: «Tutti gli indici ci dicono che il virus nella città corre velocemente, che ancora più velocemente corre nelle fasce d'età giovani, che la variante inglese è ampiamente diffusa. La situazione è difficile in tutta la provincia ma, in assenza di provvedimenti per tutto il territorio, mi assumo la responsabilità di agire per la tutela della salute pubblica nella mia città».
MARZO
L'Italia che chiude, per fermare la corsa del virus trascinato dalle varianti, tocca anche la Toscana: limitazioni a Siena e Pistoia. L'emergenza varianti era iniziata in Umbria, a Perugia, e in Abruzzo, a Pescara e Chieti (in tutta la regione il governatore Marco Marsilio ha disposto da ieri la chiusura delle scuole). Nel Lazio, regione ancora gialla, la provincia di Frosinone, a causa di un'alta incidenza dei casi, è passata in arancione. Bisognerà attendere venerdì prossimo per capire se è stato sufficiente ad arginare il virus o se il cambio di colore dovrà coinvolgere anche le altre province laziali. Per capire cosa sta succedendo bisogna tornare a Bologna, dove Bonaccini da giorni sta ripetendo: «Ci aspetta un marzo molto difficile, siamo pronti a prevedere ogni tipo di restrizione per tutelare le persone».
M.Ev.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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