Carcere agli evasori, le pene salgono a 8 anni Ma ora dem e Italia viva frenano i grillini

Giovedì 17 Ottobre 2019
IL RETROSCENA
ROMA Lo scoglio più duro nel cammino del decreto fiscale sarà quello del carcere per gli evasori. Conte, al pari di Di Maio, nei giorni scorsi era partito chiedendo «le manette per chi non paga le tasse».
E il Guardasigilli grillino, Alfonso Bonafede, era corso a scrivere «personalmente» l'inasprimento delle pene (da 6 a 8 anni di prigione, per poter utilizzare le intercettazioni), più la confisca dei beni e un abbassamento delle soglie (da 150 mila a 50 mila) sia per l'omesso versamento di «ritenute dovute e certificate» (tasse e Iva), sia per le dichiarazioni infedeli (da 250 mila a 100 mila euro). Poi, però, è arrivato lo stop di Dario Franceschini cui risulta indigesto - per una volta d'accordo con Matteo Renzi - il giustizialismo economico a 5Stelle: «Serve tempo e prudenza, la materia è molto delicata».
LO SCONTRO NELLA NOTTE
Conte, per evitare guai seri, aveva così deciso di accettare il consiglio del leader dem Nicola Zingaretti di rinviare la questione. «Possibilmente con una legge ad hoc». Ma l'altra notte i ministri grillini sono tornati all'assalto. Andando però a sbattere contro il muro dem: «Ma vi pare possibile che in piena notte si voglia inserire norme nel decreto senza che nessuno le abbia analizzate? È assurdo», ha detto Franceschini che è riuscito a evitare l'aumento di tutte le sanzioni penali e fermato l'abbassamento delle soglie di punibilità: nella bozza del decreto fiscale è stato inserito un generico innalzamento della pena da 6 a 8 anni per le dichiarazioni fraudolente.
E questo anche per la resistenza di Teresa Bellanova: «Ma siete proprio sicuri che la lotta all'evasione si fa alzando le pene?», ha chiesto la ministra renziana, «non pensate piuttosto che sia più utile spingere sulla tracciabilità dei pagamenti?».
È finita alle 5 del mattino con un compromesso. La materia verrà regolata da emendamento in sede di conversione del decreto: «Serve tempo e un percorso ragionato, coinvolgendo le commissioni competenti», ha detto Franceschini e ha concordato Conte. Conclusione: il vicesegretario dem Andrea Orlando e Bonafede (ieri il primo contatto telefonico) si incontreranno per scrivere il testo. E dovranno affrontare un problema ulteriore: l'innalzamento delle pene consente l'uso delle intercettazioni, ritenuto dai dem a «rischio di invasività elevata della vita dei cittadini».
Per il M5S il tema del carcere è una vera e propria bandiera. Lo scorso autunno in Parlamento era stato presentato un emendamento pentastellato che andava più decisamente in questa direzione, intervenendo sulla situazione che era stata definita - in senso opposto - nel 2015 dal governo Renzi. Allora ad esempio la soglia di punibilità per la dichiarazione infedele era stata portata da 50 mila a 150 mila euro di imposta evasa, mentre il valore degli elementi attivi sottratti all'imposizione era passata da 2 a tre milioni. Nell'impostazione grillina questi limiti dovevano tornare a scendere verso i 100 mila e i 2 milioni di euro, rendendo quindi sulla carta più facile il carcere per queste violazioni. L'esatto opposto della visione renziana, che punta a limitare l'ambito penale alle violazioni più eclatanti, puntando invece sulla tecnologia e sulla spinta alla compliance del contribuente.
L. C
A. Gen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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