«C'è una lista di persone da eliminare, tu sei in cima»

Mercoledì 19 Dicembre 2018
I VERBALI
TREVISO «Una commercialista sua ha fatto le truffe, hai capito? E mo' noi gli dobbiamo recuperare tutte cose». Parla in dialetto napoletano Giovanni Cozzolino, uno dei sette destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dalla Procura di Trieste, quando viene intercettato mentre è al telefono con un gruppo di presunti affiliati al clan camorristico dei Casalesi che, insieme al 43enne broker di Portogruaro Fabio Gaiatto, a fine marzo si recano negli uffici di Pola della commercialista croata Karin Perusko.
Vogliono convincere la professionista, con le buone o con le cattive, a rinunciare ad un credito di 100 mila euro, due fatture che Gaiatto non ha mai pagato e per le quali la Perusko ha chiesto e ottenuto dalle autorità croate il pignoramento dei conti correnti del faccendiere che opera oltre confine come promotore finanziario per aggirare i provvedimenti sanzionatori inflitti dalla Consob per esercizio abusivo della professione in Italia. Un blocco dei conti che ha congelato oltre 10 milioni che per gli inquirenti sarebbero l'investimento che Gaiatto ha portato a termine per la camorra. I conti correnti in questione sono quelli di due società di diritto croato, la Venice Investement Group e la Studio Holding. A questo fa riferimento la telefonata di Cozzolino intercettata dalla Dia di Trieste il 26 marzo scorso.
PRESI DI MIRA
Ma il gruppo mafioso, oltre alla commercialista, prende di mira anche alcuni imprenditori italiani e croati, tra cui soci e collaboratori di Gaiatto, dai quali per recuperare tutte cose pretende denaro e macchine di lusso. Estorsioni che vengono raccontate dalle vittime quando vengono sentite, un anno fa, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Pordenone su un giro di falsi investimenti per 72 milioni che manda dietro le sbarre sempre Gaiatto, nei cui confronti viene emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere per truffa, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Avrebbe fatto sparire, acquistando immobili in Croazia e investendo capitali in società slovene ed inglesi, 72 milioni di euro versati da quasi 3mila investitori, ingolositi da rendimenti del 10% al mese. «Attenta a quello che potrebbe accadere, noi siamo i casalesi, quelli veri, non gli altri» intima Gennaro Celentano, un altro degli arrestati, sempre alla commercialista croata.
«Siamo amici, Gaiatto ci ha detto che una parte dei nostri soldi sono finiti negli uffici di Pola. Siamo venuti a vedere se realmente i soldi sono qui, se li avete voi. Quei soldi servono per mantenere le nostre famiglie, noi siamo in tanti». Gaiatto, che avrebbe cercato in tutti i modi di sbloccare i conti pignorati, non fa mistero ai creditori delle sue amicizie con i camorristi, Lo dice a due degli imprenditori vittime delle estorsioni. Durante un incontro alza la mano e fa a entrambi il segno della croce dicendo «Siete due morti che camminano» .
«TI CONOSCIAMO»
«Sappiamo dove abiti, vogliamo centomila euro, ho bisogno di contanti» minaccia uno dei campani finito in manette ad un imprenditore ex socio del broker veneziano. C'è chi si oppone alle richieste, lamentando il fatto di essere privo di liquidità e coperto di debito. I presunti casalesi non battono ciglio. «Ho in cassa solo 800 euro» si giustifica la vittima. «Allora - è ancora Gennaro Celentano a parlare - dammene 700. E 100 euro per le spese di viaggio».
Per sbloccare i conti di Gaiatto il commando camorrista si sarebbe occupato di convincere altri degli ex soci e ex clienti di Gaiatto a ritirare le azioni giudiziarie che avevano portato al congelamento dei fondi e ai pignoramenti. E per portare a termine la missione gli affiliati ai casalesi si sarebbero rivolti ad alcuni malavitosi croati, incaricati di mettere in atto pesanti azioni intimidatorie. «Fai molta attenzione a quello che può accaderti - è la minaccia - c'è una lista di persone da eliminare con in cima il tuo nome». Gaiatto è convinto che la strategia adottata stia per risolvergli tutti i problemi. «Se tiro su dodici milioni, dico una monata...se me ne tira su anche dieci - dice, sempre intercettato, ai suoi sodali presunti camorristi - darvi un dieci...darvi un milione, io te lo giuro non ho problemi, perché per me erano persi».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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