Bce, scattano gli acquisti senza più limiti Sullo sfondo il vecchio bazooka di Draghi

Venerdì 27 Marzo 2020
IL FOCUS
ROMA Forse non sarà la bomba che serve per combattere la recessione in Europa. Un potenza di fuoco che soltanto i Covid-bond potrebbero avere. Ma certo con l'ultima mossa la Bce si è liberata le mani per intervenire sul mercato senza alcun limite con il suo programma di acquisto di titoli d'emergenza: il Pepp (Pandemic emergency purchase programme), un bazooka da 750 miliardi di euro annunciato la settimana scorsa. Tra i dettagli della manovra di Francoforte pubblicati ieri sulla Gazzetta Ufficiale ce n'è uno cruciale che tutti aspettavano: la Banca centrale europea, dopo l'esordio disastroso di Christine Lagarde, ha tolto ogni limite alla sua capacità di acquisto di titoli sul mercato. Dunque avrà la massima flessibilità nella sua azione e non sarà più costretta a rispettare i limiti del 33% per ogni singolo emittente sovrano, e nemmeno il 50% per i titoli sovranazionali che finora legavano un po' le mani a Francoforte, soprattutto quando si trattava dell'Italia e della Spagna. Inoltre, è stata ridotta la scadenza minima degli asset acquistabili a 70 giorni: questo significa che la Bce potrà fare acquisti da 70 giorni a trent'anni, estendendo il Qe ai Bubill tedeschi che andranno a finanziare buona parte delle misure varate e anche ai titoli greci includendo la clausola pari passu di pari trattamento dei suoi titoli rispetto agli investitori privati.
I BENEFICI
Quale sarà l'effetto per l'Italia? Di sicuro il nuovo paracadute di Francoforte, che si aggiunge all'altro piano da 120 miliardi già in campo, ha il pregio di dare fiducia al mercato. Sapere che c'è una mano pesante come quella della Bce a comprare titoli di Stato Ue, oltre che corporate e covered bond, anche in caso di tempesta significa poter contare su un idrante sempre pronto sulle paure degli investitori, come del resto ha già messo in evidenza il netto calo registrato ieri dallo spread. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund ha chiuso sotto la soglia dei 160 punti base, a 158, ben 22 punti in meno 180 rispetto alla vigilia e praticamente la metà del picco raggiunto il 18 marzo scorso. Il rendimento del titolo a 10 anni del Tesoro è sceso invece fino all'1,21% (da 1,50% di mercoledì). Un dettaglio non da poco considerata la mole del debito italiano, e quindi il rischio di impennata della spesa per interessi, e la necessità del nostro Paese di aumentare le emissioni di debito in calendario (finora le emissioni previste entro il 2020 ammontano a 400 miliardi). Dunque si tratta di una svolta «importante» come fa notare Lorenzo Codogno, fondatore e capo economista di Lc Macro Advisors. Un paracadute che mette l'Italia al riparo dalla speculazione. Ma anche Codogno guarda ai Coronabond sul tavolo del Consiglio Ue come lo strumento migliore per affrontare la crisi.
«La probabilità che passino gli Eurobond è molto bassa», dice Codogno. «Può essere che si trovi uno strumento tecnico per emettere Covid-bond, solo temporaneamente: non ci credo molto ma se fossero progettati come Eurobond sarebbe un importante precedente». Va detto però che se invece sarà la Bce ad assumere una quota importante di debito italiano (attraverso il Qe), anziché passare ad emissioni comuni, il debito/Pil italiano è destinato a gonfiarsi notevolmente. Dunque, «la crisi - dice Codogno - rovina le prospettive dei conti per i prossimi 10 anni». Ieri sul mercato si è tornati a parlare anche della più famosa e potente di tutte le armi della Bce, l'Omt (Outright Monetary Transactions), figlia del whatever it takes di Draghi e finora mai utilizzata. Soltanto evocarla bastò a placare i mercati al culmine della crisi dei debiti. In realtà il Pepp ha l'ambizione di superare l'Omt in efficacia, ma viene considerato davvero l'arma finale. Potrebbe fare acquisti, potenzialmente illimitati, di titoli di Stato dei Paesi dell'Eurozona in difficoltà. Ma ha una pesante controindicazione: può entrare in campo soltanto per quei Paesi che chiedono sostegno finanziario al Mes. E pagherebbero quindi un prezzo piuttosto alto: condizionalità rigide, e per chi non rispetta le riforme concordate la Bce si riserva di interrompere i suoi acquisti. Non è questo di cui ha bisogno l'Europa nella tempesta del coronavirus. Né tantomeno è quello di cui ha bisogno l'Italia. Il via all'emissione di Eurobond da parte di un veicolo Ue non sarebbe invece associato a nessuna richiesta di aiuto finanziario. Ma rimane il nodo del risk-sharing, cioè della distribuzione dei costi nel malaugurato caso di dover assistere a un default sovrano piuttosto che a una ristrutturazione controllata del debito. Per questo l'Europa del nord non ne vuole sentir parlare.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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