Attacco a Venezia, i kosovari arrestati: «Rubiamo un elicottero e poi bum bum»

Venerdì 9 Marzo 2018
Attacco a Venezia, i kosovari arrestati: «Rubiamo un elicottero e poi bum bum»
IL PROCESSO
VENEZIA Nuovi elementi di prova, contro i tre giovani kosovari - Arjan Babaj, 28 anni, Dake Haziraj, 27, e Fisnik Bekaj, 25 - arrestati nel marzo del 2017 per associazione con finalità di terrorismo, con l'accusa di aver costituito in laguna una cellula affiliata all'Isis che stava progettando un attentato a Venezia: da un'intercettazione agli atti, emerge che si pensava perfino di rubare un elicottero.
All'udienza di ieri, celebrata nell'aula bunker di Mestre, di fronte al gup, Massimo Vicinanza, il pm Francesca Crupi ha illustrato il contenuto di alcune indagini integrative depositate nei giorni precedenti: le più rilevanti appaiono le deposizioni rese da due amici degli imputati, ascoltati dopo la chiusura delle indagini preliminari, i quali hanno riferito a Digos e carabinieri del Nucleo informativo, di aver ricevuto da loro, nei mesi precedenti l'arresto, una confidenza relativa all'intenzione di compiere un attentato a Venezia.
ISTIGAZIONE SU FACEBOOK
Secondo gli inquirenti, quella dei giovani kosovari sarebbe più di una semplice sbruffoneria, alla luce del contenuto di centinaia di messaggi postati in privato su Facebook (da un'account denominato Adbu Rahman) e messi a disposizione dei magistrati veneziani dalla società usa che gestisce il popolare social network. I tre giovani hanno condiviso su Facebook video, foto e materiale che, secondo la Procura, inneggia alla jihad e allo Stato islamico, con l'obiettivo di fare proselisti istigare alla guerra santa.
Il pm Crupi ha anche prodotto nuove e più dettagliate traduzioni di alcune delle intercettazioni telefoniche e ambientali in precedenza trascritte in semplici brogliacci e la difesa ha annunciato di voler fare altrettanto nel corso della prossima udienza, fissata per il 17 aprile, per dimostrare che la traduzione corretta è un'altra, e scagionerebbe i tre ragazzi. Nella stessa udienza i tre imputati hanno chiesto di essere interrogati per fornire la loro versione sulle frasi intercettate e sul loro significato: fin dall'inizio negano, infatti, di essere terroristi e di far parte dell'Isis. E i loro legali, gli avvocati Platì, Compagno e Pietrobon, si stanno battendo per dimostrarlo, e in particolare per convincere il giudice che quelle dei tre giovani erano al massimo parole in libertà: non vi è alcuna struttura idonea a commettere atti di terrorismo, e nessuna violenza è mai stata messa in atto.
Al contrario, per dimostrare che si stavano preparando ad entrare in azione ci sono agli atti una foto di Bekaj ritratto mentre spara in un poligono di tiro, una di Babaj, ritenuto l'ideologo del gruppo, che imbraccia un kalashnikov e uno scatto di Haziraj con un machete. Ma armi non ne sono state sequestrate, a parte alcuni coltelli.
«UN ELICOTTERO E BUM BUM»
Ad accelerare il blitz fu la frase pronunciata dal minorenne del gruppo - già condannato a fine gennaio a 4 anni e 8 mesi di reclusione - il quale disse ai compagni: «Con Venezia guadagni subito il Paradiso per quanti monafik (ipocriti, ndr) ci sono qua. Ad avere una bomba.... a Rialto».
Ora agli atti è stata depositata anche la trascrizione della frase con cui gli rispose Mergim Gecaj, 23 anni, espulso dall'Italia con provvedimento amministrativo nell'aprile del 2017: «.... a rubare un elicottero, uno grande e poi bum bum...».
Secondo il pm Crupi vi sono elementi che fanno ritenere che i tre stessero anche preparandosi ad andare a combattere in Siria. Per la difesa tutte sono semplici supposizioni. La sentenza potrebbe arrivare il 18 aprile.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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