Altri 6 positivi dall'estero pronta la stretta in Veneto

Lunedì 6 Luglio 2020
IL PROVVEDIMENTO
VENEZIA Oggi il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, firmerà una nuova ordinanza per «serrare un po' di più sugli isolamenti e porre la questione a livello nazionale». Il tema è quello delle persone che risultano positive ai tamponi, ma anche di quelle che, per precauzione, avendo avuto contatti con malati di Covid-19, dovrebbero stare tappate in casa, senza nessuno vedere né parlare con anima viva e invece, ahinoi, escono, fanno vita sociale e rischiano di diventare untori. Per non dire di quelli che - italiani o stanieri - arrivano dall'estero, soprattutto da Paesi dove infuria ancora l'epidemia. Il governatore sa di avere margini ristretti: non può chiudere le frontiere, non può neanche ordinare Tso (trattamenti sanitari obbligatori) a chi non vuole farsi ricoverare e poi firma per andare a casa perché la competenza è dei sindaci, può solo eventualmente inasprire le sanzioni. Ma, soprattutto alla luce di quanto è successo a Vicenza, con un nuovo focolaio che si è esteso a Verona, Padova e forse anche il Polesine a causa di un viaggio di lavoro di un imprenditore berico che dalla Serbia è tornato con il coronavirus, Zaia non esclude di forzare la mano. E cioè andare oltre le proprie competenze, rischiare anche un'impugnativa da parte del Governo centrale, ma almeno riuscire nell'intento: porre il tema nell'agenda politica. Come? La strada l'ha indicata la responsabile del dipartimento prevenzione del Veneto, Francesca Russo, in una lettera al ministero della Salute: tampone obbligatorio per chi arriva in Veneto da paesi extra Schengen.
I CASI
Anche perché a preoccupare ora non c'è solo il focolaio di Vicenza-Verona-Padova provocato dall'imprenditore berico che, con altri tre colleghi/dipendenti, è andato prima in Serbia e poi in Bosnia. In Veneto ieri sono stati registrati altri 6 contagi: tutti stranieri. Da quanto si è appreso, si tratta per la stragrande maggioranza di persone che sono rientrate in Veneto, dove vivono e lavorano, dopo essere tornate nel paese di origine: due del Camerun (di competenza dell'Ulss 6 Euganea di Padova), due della Moldavia (una di Padova e una di Belluno), una della Serbia (che abita nel vicentino, a Valdagno) e una dell'Ucraina (zona di Recoaro, Ulss 8 Berica). L'ultimo bollettino sulla situazione sanitaria in Veneto ha aggiornato a 385 i casi attualmente positivi (+3 rispetto a sabato), i morti saliti a 2.024 (+1), i ricoverati in terapia intensiva 10, di cui 2 Covid (dato invariato).
IL MINISTRO
I presupposti per forzare la mano, dunque, ci sono. I precedenti anche. Un esempio? In altri settori il Veneto ha derogato dalle direttive nazionali, peraltro seguito da altre Regioni, come ad esempio nei trasporti: nei treni regionali e in tutti i bus e vaporetti del sistema Veneto si può viaggiare a capienza piena, a patto di indossare la mascherina e di igienizzarsi le mani. Ossia: maglie allargate. Sugli isolamenti, invece, il Veneto è portato a stringerle: multe più salate per chi sgarra, possibilità di denunce all'autorità giudiziaria, forse anche Tso. L'ordinanza, redatta dal responsabile dell'Avvocatura regionale Franco Botteon, è pronta. Zaia ha detto che stamattina vuole vederla e rivederla prima di firmarla e, alle 12.30, annunciarla alla stampa in diretta tv e social. A rinfrancarlo ci sono le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, con il quale Zaia si è confrontato venerdì. Il ministro ha dato mandato all'ufficio legislativo del suo dicastero per verificare il quadro normativo sui trattamenti sanitari obbligatori con l'obiettivo di studiare una eventuale norma più stringente che riguarda la tutela contro il Covid dopo il caso del focolaio veneto. Una verifica tecnica che servirà anche di supporto alle eventuali scelte in questo senso delle autorità locali.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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