Addio responsabili Pd e M5S a Conte: dimissioni, poi il ter

Sabato 23 Gennaio 2021
LA GIORNATA
ROMA E' sempre più in salita la strada per aggregare un nuovo gruppo politico alla maggioranza Pd-M5S. Sembra farsi strada invece l'ipotesi sulla quale i due partiti di maggioranza sembrano cautamente convergere di passare per le dimissioni del premier prima di dare vita ad un nuovo governo, un Conte-Ter, ricostituendo un rapporto di collaborazione con i renziani di Italia Viva.
Intanto, il tempo stringe: mercoledì l'esecutivo rischia di andare sotto a Palazzo Madama sul voto nei confronti del Guardasigilli Alfonso Bonafede, di cui Forza Italia torna a chiedere la testa.
Il puzzle di questa complicatissima crisi si arricchisce di nuovi tasselli mentre le incognite rimangono tutte sul tavolo. La giornata di ieri è iniziata con una nuova mossa di «apertura» del partito di Matteo Renzi. I deputati e i senatori di Italia Viva hanno lanciato un appello perchè, a fronte della «difficile situazione sanitaria e dei drammatici dati economici», ci sia «una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell'Italia per i prossimi anni». Un patto di legislatura per ricomporre la frattura al quale il premier sceglie di non rispondere.
BOTTA E RISPOSTA
Contrario a ogni ripensamento è Vito Crimi: «Non ci sono margini - osserva il capo politico M5s - per ricucire con Renzi, la porta è definitivamente chiusa». Anche Alessandro Di Battista usa toni semi-religiosi: «Allontanare il renzismo dalla politica è un dovere morale». Ma sul fronte pentastellato va segnalato il tweet del deputato Giorgio Trizzino, molto ascoltato da Beppe Grillo che inviata a creare le condizioni affinché «si riaprano le condizioni di un dialogo con i renziani».
E dal Pd? Il capogruppo a Montecitorio, Graziano Delrio parla chiaro: «Il Pd ha sempre detto no a una crisi al buio, no a elezioni e dunque serve un allargamento vero perché con questi numeri è già complicato solo gestire l'ordinario». Escono allo scoperto anche quattro senatori - Gianni Pittella, Dario Stefano, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci:«Nessun ammiccamento alle elezioni» e «il Pd rilanci le ragioni di un esecutivo all'altezza, parlando con tutti». Non tutto il partito la pensa così perché più di un esponente vicino a Zingaretti ha dichiarato alla stampa che il «Pd non teme elezioni». Il che, tradotto, è un segnale di freddezza verso Italia Viva. Comunque sembra emergere, almeno nella maggioranza di Pd e M5s, un chiaro suggerimento a Conte: dimissioni in vista di un Conte Ter rilanciato su basi nuove e con un accordo con i renziani.
Nel frattempo si lavora alla creazione del gruppo dei «costruttori» anche se la senatrice Lonardo Mastella ha ribadito che non voterà a favore di Bonafede. Bruno Tabacci per ben due volte è entrato a Palazzo Chigi, dove ha incontrato anche Luigi Di Maio. Quindi, lasciando Piazza Colonna, ha illustrato ai cronisti la sua road map per uscire dallo stallo attuale: «La possibilità di rafforzare la maggioranza c'è, ma serve un governo nuovo, non basta un rimpasto. Io penso che Conte sia l'unico punto di equilibrio di questa legislatura. Per concludere la crisi - osserva il Presidente di Centro Democratico - è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura, ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c'è l'area dei liberal-democratici di FI». E quest'amo lanciato all'area moderata del partito azzurro Non è passato inosservato. Silvio Berlusconi, in un'intervista, ribadisce che questo governo deve andare a casa perchè «nocivo per il Paese». Nei suoi pour parler il Cavaliere auspica un governo istituzionale, di unità nazionale. Tuttavia, non tutti i suoi sono di questa idea.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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