A Padova è liberi tutti: folla e poche mascherine

Domenica 25 Aprile 2021
IL CASO
PADOVA «Se questo è l'antipasto, figuriamoci primo e secondo». La battuta, amarissima, circola tra molti medici padovani. No, i dottori non parlano del menù che da domani potremo ordinare al tavolo del ristorante. L'antipasto è rappresentato dalle ripetute scene di assembramenti a cui abbiamo assistito ieri pomeriggio in centro a Padova, con centinaia di ragazzi ammassati davanti ai locali e sulle gradinate di piazza dei Signori. Ma la preoccupazione cresce pensando a cosa potrà capitare il prossimo fine settimana, quando la zona gialla aprirà le porte della città anche a chi abita fuori.
Diego Bonavina, assessore comunale alla Sicurezza, mescola rabbia e preoccupazione. «È stata una giornata davvero difficile e molti non hanno rispettato le regole. Così non va bene, bisogna capire che rischiamo davvero di tornare indietro. Tra martedì e mercoledì faremo un nuovo punto della situazione con il prefetto e con le forze dell'ordine. Lì valuteremo altre eventuali misure».
LA GIORNATA
Venerdì il prefetto ha condotto un vertice per mettere a punto il piano di controlli che scatterà da domani, ma già nella giornata di ieri polizia, carabinieri e vigili urbani sono stati costretti a governare una ressa impressionante. Le situazioni più preoccupanti si sono verificate nel salotto buono della città dopo le cinque del pomeriggio. Eloquente per raccontare un certo spirito anche la foto scattata da una donna che vive dietro al Teatro Verdi: dieci giovani radunati in pochi metri sul tetto di un palazzo, birre sul tavolo e mascherina abbassata.
A Padova l'aperitivo del sabato è un rito quasi irrinunciabile. Zona arancione o zona gialla, poca cambia e quello di ieri è stato un vero assalto. Il problema nasce dal fatto che molti ragazzi dopo essersi abbassati la mascherina per bere o per fumare continuano a chiacchierare senza rialzarla, come se niente fosse. Come se in tutta la provincia non ci fossero 4.617 persone positive (nettamente il dato più alto del Veneto) con 285 ricoverati di cui 40 in un letto di Terapia intensiva.
LA PRIMARIA
Un'interpretazione prova a darla la dottoressa Astrid Ursula Behr, colonna della sanità padovana da 25 anni. Direttrice della Terapia intensiva di Camposampiero, è la responsabile per il Veneto della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti). Parla, amareggiata, subito dopo aver fatto un giro in centro storico. «La mia impressione è che la maggior parte dei giovani non ha affatto paura del Covid. Hanno capito di non essere loro quelli colpiti. Sono mesi che gridiamo Al lupo, al lupo ma loro non ci credono più. Vedendo come molti si comportano fuori, ho paura a pensare a cosa fanno nel privato. Non abbiamo nemmeno più la forza di arrabbiarci. Davanti a queste scene sono solo tanto preoccupata. Un altro aumento dei casi noi non possiamo reggerlo, certe conseguenze non vogliamo nemmeno immaginarle». Un sentimento condiviso da Domenico Crisarà, presidente dell'Ordine dei medici di Padova: «Sembra un liberi tutti, se è così adesso figuriamoci la prossima settimana. Qui siamo già oltre la zona gialla, ma così si torna indietro».
LA SICUREZZA
In vista del prossimo weekend, quando queste scene potranno moltiplicarsi, ci sarà un nuovo tavolo tecnico con tutte le forze dell'ordine. «Sapevamo che avrebbe potuto esserci tutta questa gente - spiega il prefetto Renato Franceschelli -. D'altronde bisogna mettersi d'accordo. O si apre o si chiude. Se si apre, la gente esce. Non è vietato. La chiusura dell'Isola Memmia (la parte centrale di Prato della Valle, ndr) è servita, il senso unico pedonale in via Roma è stato rispettato. Oltre alle forze dell'ordine c'è in campo anche la Protezione civile. Stiamo facendo il massimo».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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