Il giallo del boscaiolo ucciso sull'uscio di casa, il fratello: «Chi sa qualcosa, parli»

Domenica 15 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Il giallo del boscaiolo ucciso sull'uscio di casa, il fratello: «Chi sa qualcosa, parli»

VICENZA - Sul portoncino del cascinale, in contrà Gazzo a Zovencedo, rimangono i fori di quattro pallettoni. L'unica certezza è questa: è stato un colpo di fucile da caccia, di quelli usati per abbattere i cinghiali o i caprioli, a uccidere il boscaiolo Mauro Pretto, nella notte fra il 12 e il 13 maggio 2017. Da allora il delitto dei Colli Berici è rimasto un giallo, senza assassino e senza movente, malgrado i sospetti di una vendetta da parte di qualche bracconiere. «Ma il caso non è chiuso, la battaglia prosegue», annuncia il consigliere regionale Andrea Zanoni, che in qualità di presidente della commissione Legalità ha avuto un incontro a Vicenza con il procuratore Lino Giorgio Bruno, riferendone poi il contenuto a Diego Pretto, il fratello della vittima, il quale ancora una volta rinnova il suo appello: «Chi sa, parli.

Ma in questa storia, nessuno ha visto e nessuno ha sentito. O, almeno, così dicono in paese...».


BURBERO MA BUONO
In quasi sei anni di mistero, Mauro Pretto è stato sempre definito «un burbero», addirittura «un eremita», abituato com'era a vivere tra i boschi. «Ma non è proprio così racconta Diego perché è vero che mio fratello non aveva un carattere facile, però questo non vuol dire che fosse una persona cattiva, anzi, era un uomo buono. Lavorava nel magazzino della mia ditta di allestimenti per qualche mezza giornata, giusto il tempo di guadagnarsi lo stretto necessario per mangiare, dopodiché tornava nel suo mondo lassù, con i suoi animali e la sua compagna. Quella sera lei non c'era, perciò non ci sono testimoni diretti. Screzi? A me Mauro non ha mai confidato niente. Ma a nostro padre aveva riferito di aver avuto discussioni forti con cacciatori, ciclisti, motociclisti, insomma con gente che non si comportava come avrebbe dovuto, perché non rispettava l'ambiente. Chi l'ha ammazzato, doveva conoscere bene quei luoghi: non si arriva al casolare in macchina, bisogna percorrere un lungo viottolo a piedi. Purtroppo non so che tipo di attività investigativa sia stata svolta, a me nessuno ha mai detto niente, addirittura pareva che fosse stato tutto archiviato. Adesso mi solleva un po' sapere che il fascicolo è ancora aperto, come mi ha spiegato Zanoni, un politico che non appartiene certo al mio partito ma che è stato l'unico a prendersi a cuore questa storia».


COLLOQUIO
L'esponente del Pd, che sul caso aveva già presentato un'interrogazione a Palazzo Ferro Fini, venerdì è stato a colloquio con il procuratore Bruno. «Mi ha comunicato spiega Zanoni che il fascicolo su questo efferato omicidio non è archiviato. Si tratta sicuramente di una buona notizia. Facendo il punto della situazione, il magistrato ha quindi ricordato che le indagini hanno finora coinvolto moltissimi soggetti e che il lavoro della Procura è stato molto importante, oltre ad assicurare che questo impegno proseguirà per individuare l'assassino». Per il sesto anniversario della tragedia, il dem ha in mente di organizzare un'iniziativa a Vicenza. «Rimango convinto rimarca che il movente di questo omicidio vada ricercato nell'ambito del bracconaggio. Ho avuto modo di incontrare le guardie zoofile dell'Enpa che si sono occupate anche loro del caso, nella parte inerente gli animali selvatici presenti nella zona: da loro la conferma del fatto che qui i cinghiali sono presenti in numero importante e che, al tempo, individuarono e fecero dei calchi delle orme, portandoli agli inquirenti. Stando anche ai racconti che il fratello di Mauro mi ha a più riprese riportato, Pretto aveva avuto ripetuti scontri con i bracconieri del posto in cui viveva. Un luogo collocato in una valle isolata, tutta circondata da colline, da boschi e da prati, dunque ideale per fare bracconaggio. Mauro era un incomodo per queste attività losche ed illegali e molto probabilmente chi lo ha ucciso, freddandolo, era uno di questi bracconieri. Tant'è vero che l'arma utilizzata è un fucile da caccia a canna liscia a pallettoni». Dopo l'appuntamento a Palazzo di Giustizia, Zanoni è tornato in sopralluogo a Gazzo di Zovencedo, osservando i fori sulla porta, all'epoca analizzati dai carabinieri del Ris. «È stata una vera e propria esecuzione: chi ha sparato, lo ha fatto da appena una decina di metri di distanza, mentre lui era sull'uscio di casa. Il tempo sembra essersi fermato a quella notte, ma Mauro Pretto deve avere giustizia».
 

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