Dimesso dall'ospedale 33enne muore poco dopo: a 7 anni di distanza ospedale condannato a pagare 650mila euro I legali: Ulss 8 inadempiente

Martedì 22 Febbraio 2022 di Redazione Web
Dimesso dall'ospedale 33enne muore poco dopo: a 7 anni di distanza ospedale condannato a pagare 650mila euro I legali: Ulss 8 inadempiente

VICENZA  - Un'agonia che dura da oltre 7 anni quella di una famiglia vicentina a cui il Tribunale berico ha riconosciuto un risarcimento di oltre 650mila euro con una sentenza che, nonostante sia passata in giudicato, l'Azienda Aulss 8 Berica ad oggi non ha ancora onorato: «Una 'dimenticanza' – sottolinea l'avv. Paolo Salandin di Montebelluna (Tv), che segue la vicenda per conto della famiglia – che non si spiega.

I fatti  sono stati ricostruiti  in aula, l'Aulss 8 non ha promosso ricorso  e, di conseguenza, dallo scorso settembre, la sentenza è in giudicato. Ma il saldo non arriva: il tutto sulle spalle di una famiglia, in particolare della moglie della vittima ,che ancora oggi non riesce ad accettare la scomparsa di un marito che, all'epoca dei fatti, aveva solo 33 anni, padre di una bimba di appena due anni».

La vicenda riguarda un  caso di malasanità ai danni di un giovane di Isola Vicentina che, dopo essere stato dimesso dall'ospedale San Bortolo, con una banale diagnosi di “sindrome ansiosa” dopo poche ore è deceduto. La tragedia il 33enne si reca al San Bortolo la mattina del 25 maggio 2014, verso le 11 lamentando dolori, battito accelerato, sensazione di irrigidimento al collo e alle braccia. Dopo un elettrocardiogramma, giudicato anomalo e mai seguito da visita cardiologica, il paziente viene dimesso  (ore 13.01). Diagnosi? Sindrome ansiosa.

La sera stessa il 33enne si ripresenta allo stesso Pronto soccorso: alcuni infermieri dicono di aver visto il paziente trascinarsi fino all'accettazione; sono le 20.12: soccorso sul posto, il padre di famiglia viene dichiarato deceduto solo  40 minuti dopo per problemi cardiaci. “Nello specifico - spiega il legale - i periti del Tribunale hanno evidenziato perdita di chance di sopravvivenza del paziente, a causa delle condotte dei sanitari, del 50 %”.

La causa di queste tragiche conclusioni starebbe, secondo la ricostruzione del legale, alle condotte non adeguate nè conformi ad una buona prassi medica, mancati approfondimenti diagnostici, mancata osservazione di linee-guida a fronte di un elettrocardiogramma risultato "anormale" che doveva immediatamente essere interpretato da un medico qualificato, mancata esecuzione di ulteriori accertamenti a cadenza di 3 ore in ospedale.

Nonostante i vari tentativi, giudiziari e non, di trovare un componimento bonario, l’Azienda Sanitaria non ha mai voluto nemmeno tentare una conciliazione, che, probabilmente, le avrebbe evitato un esborso così rilevante. “Lo scorso dicembre la Corte Suprema ha ritenuto anticostituzionale l’esenzione, per sola pubblica Amministrazione, alle procedure esecutive forzose passive, che ha portato molte aziende sanitarie in tutta Italia a prendersela comoda anche nei pagamenti dei risarcimenti. Confido - conclude il legale - che il pagamento sia effettuato entro brevissimo tempo per evitare ulteriori oneri ed azioni giudiziarie alla sanità vicentina e ulteriori dispendi inutili ai poveri congiunti della vittima”.

Ultimo aggiornamento: 21:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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