Pfas, l'Inail riconosce la malattia professionale a due operai: nel sangue 700 nanogrammi, per l'altro addirittura 5.000 di di Pfoa e Pfos

Sabato 10 Ottobre 2020 di Angela Pederiva
Esposizione ai Pfas, l'Inail riconosce la malattia professionale

VICENZA - Per l'uno 700 nanogrammi, per l'altro addirittura 5.000. Sono le allarmanti concentrazioni di Pfoa e Pfos rinvenute nel sangue di due operai della ex Miteni di Trissino, i primi a vedersi riconoscere dall'Inail di Vicenza «una menomazione dell'integrità psicofisica», quindi una malattia professionale dovuta all'esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche.

Ad annunciarlo è stata ieri la Cgil del Veneto, il cui patronato Inca ancora due anni fa aveva avviato un percorso di valutazione della condizione di salute di 74 lavoratori e ora sta seguendo anche la vertenza aperta dai familiari di altri 5 dipendenti, morti per patologie oncologiche che potrebbero essere legate ai Pfas.

Scoperta choc: Pfas trovati negli spermatozoi dei giovani residenti nella "zona rossa" del Veneto

VERONA - Uno studio tutto italiano ha rilevato la presenza di sostanze perfluoroalchiliche Pfas, inquinanti ambientali con riconosciuta attività anti-ormonale, all'interno del liquido seminale di giovani maschi residenti nell'area rossa a massima esposizione da queste sostanze della regione Veneto.


LA RISPOSTA

Il condizionale rimane d'obbligo, per una vicenda umana, ambientale e giudiziaria a cui mancano ancora complete certezze scientifiche. Ad ogni modo la risposta dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, arrivata il 6 ottobre, segna un punto fermo nella lunga e tortuosa storia per cui è pendente l'udienza preliminare che riprenderà lunedì. «Il riconoscimento da parte dell'Inail dell'origine professionale della condizione patologica di tali lavoratori, anche per il solo anomalo iperaccumulo di sostanze in assenza di menomazioni afferma il medico legale Stefano Faiferri, consulente dell'Inca Cgil è un primo e importante passo per la tutela delle persone, consentendoci ora di monitorare nel tempo l'evoluzione della condizione clinica e di estendere la tutela assicurativa qualora dovessero emergere ulteriori patologie correlabili». 


I QUESTIONARI

Sul totale dei questionari a cui avevano deciso di sottoporsi gli addetti, che dopo il fallimento hanno esaurito la cassa integrazione e ora sono in disoccupazione, ne erano stati individuati una ventina con tassi di veleni nel siero superiori a 200 nanogrammi. «Concentrazioni di gran lunga più elevate osserva Anna Bilato, coordinatrice regionale del patronato rispetto alla stessa popolazione della zona rossa. Perché tali valori si dimezzino sono necessari almeno tre anni e ce ne vorranno moltissimi per farli rientrare sotto il livello di guardia, considerato fra 1,8 e 8 nanogrammi. Per questo è molto importante che sia stato riconosciuto un danno in sé. Per ora l'invalidità quantificata è del 2%, sotto la franchigia del 6% che dà diritto alla liquidazione da parte dell'Inail, però su questa base può essere avviata una causa di risarcimento nei confronti dell'azienda». 


L'INCONTRO

Intanto i vertici di Arpav hanno incontrato alcuni rappresentanti del comitato Acqua bene comune e del coordinamento Acqua libera dai Pfas, per fare il punto su temi quali la bonifica del sito, la dismissione e lo smantellamento in sicurezza degli impianti, i limiti agli scarichi e il modello matematico che simula l'evoluzione della contaminazione. «Per l'Agenzia è fondamentale il confronto con la cittadinanza attiva», commenta il direttore generale Luca Marchesi.

Ultimo aggiornamento: 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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