Tra pacifisti e filo russi, la politica veneta si divide. Verona, lite tra candidati

Sabato 26 Febbraio 2022 di Alda Vanzan
Tra pacifisti e filo russi, la politica veneta si divide. Verona, lite tra candidati

VENEZIA - Dopo l'attacco di Vladimir Putin all'Ucraina, ecco gli attacchi politici nostrani tra convinti filo-ucraini e (ancora?) filo-russi. Succede in Veneto e tra i protagonisti ci sono sia sfidanti alle elezioni comunali di Verona che consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione, con contorno di onorificenze, quadri trafugati nel novembre 2015 e ritrovati l'anno dopo, risoluzioni, trasferte.
Partiamo da Verona. Qui l'ex sindaco leghista Flavio Tosi, nuovamente in corsa per tornare alla guida della città, ha rinfacciato al primo cittadino in carica (e ricandidato per Fdi) Federico Sboarina la decisione assunta quattro anni fa di revocare la cittadinanza onoraria all'ex premier ucraino Poroshenko. «Io e il mio gruppo politico - ha detto Tosi - siamo vicini da sempre all'Ucraina e in queste ore drammatiche ci piange il cuore. La maggioranza Sboarina, invece, nel 2018 in nome del filo-putinismo all'amatriciana revocò la cittadinanza a Poroshenko, che io da sindaco gli avevo conferito orgogliosamente nel 2016». I motivi dell'onorificenza? Perché Poroshenko «si era dimostrato amico di Verona, come si era dimostrata amica della nostra città l'Ucraina, contribuendo a ritrovare le opere d'arte trafugate a Castelvecchio», mentre la revoca decisa da Sboarina «fu un'onta contro l'Ucraina, ma anche contro Verona, una presa di posizione palesemente a favore di Putin».
«Sciacallaggio politico, meschinità», la replica del sindaco Sboarina.

Che ha dato un'altra versione della vicenda: «Le opere furono ritrovate a Odessa il 6 maggio 2016 ma solamente il 21 dicembre, a distanza di molti mesi, i quadri vennero riconsegnati, tanto che nel frattempo Poroshenko fu denunciato il 21 novembre per appropriazione indebita». Di qui la revoca della cittadinanza onoraria, «fermo restando i profondi sentimenti di amicizia che legano la città di Verona all'Ucraina e ai suoi cittadini». «In queste ore non c'è tempo per le meschinità - ha detto Sboarina -. Solo una persona priva di valori può pensare di sfruttare la tragedia dell'Ucraina pur di sparare l'ennesima bugia da campagna elettorale. Tosi da sciacallo stravolge la delibera che tutto il consiglio comunale, minoranze comprese tranne lui, ha votato».


A PALAZZO FERRO FINI

In consiglio regionale del Veneto la contestazione ha riguardato il presidente Roberto Ciambetti che al Giornale di Vicenza, pur condannando l'attacco all'Ucraina, ha detto: «Se si concretizzasse il principio di autodeterminazione dei popoli, si eviterebbe anche che certe situazioni vadano a incancrenirsi come è successo adesso». «Parole gravissime - hanno detto Vanessa Camani e Francesca Zottis (Pd) - inaccettabile richiamare l'autodeterminazione dei popoli sull'invasione dell'Ucraina». Replica di Ciambetti: «La mancata applicazione degli accordi di Minsk II è alla base della tragedia odierna e sostenere che io cerchi di giustificare la follia della guerra, è una palese mistificazione della verità». Il dem Andrea Zanoni, invece, ha attaccato il leghista Stefano Valdegamberi per aver detto che «la guerra è sempre sbagliata, ma la provocazione c'è stata prima», ricordando che con Ciambetti e Sandonà aveva sfidato l'Ucraina andando in Crimea. «Basta calunnie - ha risposto Valdegamberi - non ho mai giustificato il ricorso alle armi. Da anni predico che servono ponti e non barriere. Se fossi stato ascoltato non si sarebbe arrivati a questo».


LE SANZIONI

Ma le sanzioni alla Russia vanno fatte o no? «Ovvio che ci vogliono», ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a margine della mobilitazione della Coldiretti a Mestre, dove peraltro si è fatto fotografare nel Giardino della pace dei florovivaisti con il vecchio slogan Mettete i fiori nei vostri cannoni. «Quello che è successo è una follia criminale, il mondo deve insorgere» ha detto Zaia sottolineando però che «le sanzioni non hanno mai un effetto positivo, non solo in chi le riceve». E dal palco della Coldiretti, annunciando che Venezia, come il resto del Veneto con la Protezione civile, si sta preparando per accogliere eventuali profughi, il sindaco Luigi Brugnaro è stato netto: «Al Governo italiano dico: attenti alle misure di contrasto, che non sia solo il Veneto che paga». 

Ultimo aggiornamento: 17:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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