Collezione di porcellane di Giovanni Battista Lanfranchi: 900 pezzi, alcuni della celebre fabbrica veneziana dei Vezzi

Mercoledì 1 Marzo 2023 di Agnese Strozzi
Collezione di porcellane di Giovanni Battista Lanfranchi

Nella sala da pranzo di Palazzo Giusti del Giardino a Padova, è stata allestita una preziosa e rara "table du roi", con porcellane, bicchieri, posate di famiglia e tovaglie datati Settecento e e Ottocento: la collezione di porcellane, raccolte da Giovanni Battista Lanfranchi si è arricchita in questi anni, di circa 900 pezzi, delle manifatture principali europee; in particolare di Sèvres.


Perché una collezione di porcellane e perché proprio di Sèvres del Settecento? «Quella della porcellana è una passione che è nata su influsso di mio padre - spiega Lanfranchi - e soprattutto della continua visione dei pezzi che avevamo nella nostra casa di Venezia.

La porcellana mi piace perché è lucida, translucida, brillante, e può assumere le forme più diverse, non solo quelle che dipendono dall'uso quotidiano. Per di più, la mia attività di studio si è concentrata fin da giovane sui documenti mesopotamici in scrittura cuneiforme, che sono incisi sull'argilla, che è la progenitrice preistorica della porcellana fin dal nono millennio a.C. Il mio occhio è abituato alla tradizione barocca e rococò del Settecento veneziano, perché nella casa di Venezia quello era lo stile di tutto il mobilio e di tutta l'oggettistica conservata, fin dai tempi dei fasti familiari di quel periodo, quando la porcellana era uno dei materiali più preziosi in tutto il mondo occidentale. Nelle dotazioni della famiglia era presente un servizio da tavola della manifattura di Sèvres in pasta tenera, decorato "a mazzetti di fiori", dipinti in ordine sparso su un fondo bianco candido e incorniciato da una bordatura in oro e nel famoso "blu di Sèvres" detto anche "bleu du roi", cioè Luigi XV. Il servizio era però incompleto e mi sono riproposto di completarlo».


LEGAMI E INTRECCI
Come spiegare il legame con la Francia e con la porcellana di Sèvres? «Non avendo a disposizione nelle carte di famiglia, una documentazione chiara - aggiunge Lanfranchi -, posso ipotizzare che la porcellana di Sèvres che arrivò in casa nostra sia stata portata a Venezia da un antenato della mia famiglia paterna, il trisnonno Henri Dubois de Dunilac du Val Travères. In tutta probabilità Henri si spostò a Venezia poco prima o durante la Rivoluzione Francese; qui, Henri sposò Cornelia Pisani-Zusto, patrizia veneziana, una delle tre figlie dell'ultimo rappresentante della casata Vettor Daniele, mio quadrisnonno per parte di padre. Ritengo che lo spostamento di Henri a Venezia sia stato organizzato in modo da portare con sé parte del suo patrimonio mobile, fra cui appunto la porcellana di Sèvres allora diffusissima in Francia. In effetti, la presenza di porcellana di Sèvres nella casata dei Pisani-Zusto sembra un po' contrastare con gli usi veneziani e della famiglia di quel periodo. Mi sembra di capire che a Venezia "regnassero" altri marchi di porcellana ...».


L'ESPERIENZA IN LAGUNA
Dopo la "scoperta" della porcellana, effettuata a Meissen in Sassonia nel 1709, e l'apertura a Vienna della fabbrica del Du Paquier nel 1718, la terza fabbrica europea fu aperta proprio a Venezia, da Francesco e Giovanni Vezzi, a partire dal 1720. La fabbrica ebbe un successo straordinario in città, ma purtroppo le condizioni economiche furono così pesanti per i costi dei forni e dei decoratori che fu chiusa improvvisamente dal fondatore solo sette anni dopo nel 1727. I Vezzi produssero pezzi spettacolari e raffinatissimi, ma al giorno d'oggi ne sono sopravvissuti solo circa trecento esemplari. Dopo quasi quarant'anni, nel 1762, dopo una serie di esperimenti iniziati nel 1752, Pasquale Antonibon fondò una fabbrica di porcellana a Nove vicino Bassano del Grappa, e fu seguito due anni dopo, nel 1764, dal modenese Geminiano Cozzi, che rilevò e ingrandì la piccola fabbrica di porcellana dei due ceramisti tedeschi Hewelcke, fuggiti da Meissen, che rimase aperta fino all'inizio dell'Ottocento. Questi due "marchi" dominarono il panorama collezionistico della città e della regione per tutto il Settecento: ancora oggi i discendenti delle famiglie patrizie o agiate dei secoli scorsi possiedono nei loro palazzi importanti quantità di queste porcellane, sopravvissute all'uso quotidiano che se ne è sempre fatto da allora. A Venezia era apprezzatissima ovviamente la porcellana di Meissen in pasta dura, che ancor oggi è considerata la migliore di sempre in Europa e allo stesso livello di quella "storica" prodotta in Cina. Le famiglie patrizie comprarono, o si fecero addirittura produrre, grandi servizi di Meissen di tutti i tipi, ancora presenti nei loro patrimoni e anche nei musei della regione. A quanto si sa, invece, nonostante il poderoso influsso culturale francese, e la assoluta dipendenza dalla moda d'Oltralpe allora dettata dalle amanti di Luigi XV, la Pompadour e da Du Barry, ma poi soprattutto dalla regina Maria Antonietta, la porcellana di Sèvres non ebbe molto successo in città, ostacolata dalla preminenza delle fabbriche locali e da quella tedesca. Una notevole eccezione è il grande servizio da tavola (244 pezzi), acquistato a Parigi e portato a Venezia da Alvise Querini, ultimo ambasciatore della Repubblica di Venezia presso il re di Francia Luigi XVI (17951797), e oggi conservato alla Fondazione Querini Stampalia.


NELLE FAMIGLIE PATRIZIE
Ma com'è la collezione Lanfranchi? «Si compone - spiega il titolare - per il momento, di circa 500 pezzi di Sèvres che si mescolano ad un buon numero di oggetti firmati Vezzi, Cozzi, Meissen, Doccia Marchese Carlo Ginori, Napoli, Parigi. Molto interessante il pur parziale, ma grande servizio di piatti di Cozzi a mazzetti di fiori su sfondo bianco e bordo blu, che testimonia un'imitazione quasi servile del modello di Sèvres, anche se la qualità della pittura è decisamente superiore. Ancor oggi presente presso molte famiglie veneziane e non, un suo notevole rappresentante è oggi esposto alla Collezione Cini a Venezia. Questo servizio da una parte conferma l'influenza della cultura francese su quella veneziana in quasi tutti i campi artistici, ma dall'altra spiega uno dei motivi dello scarso successo di Sèvres a Venezia nel Settecento, e cioè l'imitazione di altissimo livello da parte di Geminiano Cozzi e, solo parzialmente, di Pasquale Antonibon. Imitazione che, tuttavia, non riusciva nella qualità della porcellana per quanto riguarda Meissen, che rimase sempre l'apice della qualità per due secoli con la sua luminosità, la sua resistenza e la sua eccezionale traslucenza. Amo molto mettere a confronto lo stesso servizio in versione Sèvres e in versione Cozzi: si vedono le differenze nel colore di sfondo della porcellana, nella qualità del modellato, e nella qualità artistica dei pittori decoratori, dove a mio parere prevalgono quelli ingaggiati da Cozzi, che certo godevano della poderosa influenza della grande pittura veneta del Settecento: Rosalba Carriera, Ricci, Diziani, Piazzetta, Guardi, Bellotto, Canaletto, e soprattutto Giambattista Tiepolo con i due figli».

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci