VENEZIA - «Il plateatico del Quadri è soffocato dai cantieri. Tra rumori, polvere e cattivi odori, chi vuole che si venga a sedere ai nostri tavolini! E infatti l'incasso di oggi è zero. Questo gioco, da inizio anno, ci è già costato 300mila euro. E se le cose continueranno così le perdite raddoppieranno. Ho sei dipendenti stagionali in aspettativa, padri di famiglia che per ora non ho potuto riassumere». Parla con i numeri Raffaele Alajmo, alla guida del Grancaffè Quadri, sempre più esasperato dalla convivenza forzata con i lavori in corso in Piazza San Marco.
TAVOLINI DIMEZZATI E VUOTI
Ed ecco lo sfogo dell'imprenditore. In questo momento il suo plateatico è dimezzato per estensione e pure diviso a metà dal cantiere dei masegni, a sua volta fermo in attesa di un approfondimento archeologico in corso, dopo il ritrovamento dei probabili resti dell'antica chiesa di San Geminiano. Così degli abituali 230 tavolini del Quadri, attualmente ne sono fuori solo un centinaio: una metà a fianco dello scavo archeologico, con un ulteriore spazio occupato dai masegni in lavorazione e dal cantiere mobile, e l'altra metà, stretta tra lo stesso scavo e un altro cantiere aperto sui cunicoli dal Provveditorato. «Tavoli che ovviamente restano vuoti - rimarca Alajmo - Io avevo tenuto chiuso tutto gennaio, proprio per lasciare spazio ai lavori. Nei programmi dovevano concentrarli in quel periodo. Per il 17 febbraio tutto doveva essere finito. Invece... Temo che arriveremo in queste condizioni fino alla visita del Papa del 28 aprile».
STAGIONALI A CASA
«In queste settimane sto facendo 300 euro di incassi al giorno e ho uno staff di 70 dipendenti, di cui 15 solo per la Piazza. Anche il ristorante, con questa vista sui cantieri, non è proprio favorito. E non posso riprendere i sei stagionali. Personale che normalmente stava casa da novembre a febbraio. A marzo, gli anni scorsi, già lavoravano tutti».
LAVORI H24
Per il titolare del Quadri lo «scavo archeologico è quello che meno dà fastidio. Può essere anche carino vedere gli archeologi al lavoro. É il cantiere mobile, che si è allargato a dismisura, a disturbare. Dovevano essere mini-cantieri. Non è andata così. E noi siamo assediati». Quello di Alajmo è quasi un appello: «Capisco che questi lavori vanno fatti, ma in questo modo non è corretto. La nostra stagione è breve: va da marzo a ottobre. Non possono toglierci due mesi così. A questo punto, per accelerare i tempi, che lavorino anche di notte. Il sindaco ci ha promesso di venirci incontro sulla Cosap. Va bene, ma non basta».