I medici di base replicano al dimissionario primario di Radiologia: «Non siamo burocrati, ci ha offeso»

Domenica 24 Settembre 2023 di Alvise Sperandio
L'ospedale dell'Angelo di Mestre

MESTRE - «Il dottor Fittà ha fatto una scelta, quella di andare a lavorare nel privato. Libera e legittima. Ma lo dica chiaramente senza scaricare la colpa sui medici di medicina generale, che sono in prima linea per curare le persone». Hanno generato diverse reazioni, le dichiarazioni che il primario di Radiologia dell’ospedale dell’Angelo, Claudio Fittà, ha affidato ieri al Gazzettino annunciando e motivando le proprie dimissioni dall’incarico, che saranno effettive dal prossimo primo gennaio.

Il suo addio, peraltro, proprio in questi stessi giorni coincide con quello degli omologhi colleghi di Castelfranco Veneto e Conegliano, che parimenti hanno gettato la spugna lasciando il servizio sanitario pubblico.

«Vado via perché mi sono stufato», ha detto il medico, spiegando l’impossibilità, a parità di organico e dotazioni strumentali, di soddisfare tutte le richieste di esami e analisi, soprattutto risonanze magnetiche e tomografie assiali computerizzate (Tac), a fronte di un sensibile incremento di prescrizioni, quantificate nell’ordine del 30-40%, che arrivano dai medici di famiglia. I quali non l’hanno presa certo bene e hanno voluto subito replicare. Maurizio Scassola, segretario della Fimmg, racconta «di essere stato subissato di chiamate e messaggi dai colleghi inviperiti per le parole di Fittà, un’analisi superficiale, piena di banalità semplificate e anche sciocche. Se è andato in stress per troppo lavoro, lo ammetta senza problemi. Può succedere. Possiamo capire la sua grave sofferenza personale, ma non possiamo ammettere lo scaricabarile sulla nostra categoria. Dica chiaro e tondo che ha deciso per una scelta professionale opportunistica, anziché descrivere, come piace a molti, i medici di medicina generale come i mali di tutta la sanità». 

A Scassola non va giù, in particolare, la riflessione di Fittà sull’incremento delle prescrizioni radiologiche, come a dire che i medici di famiglia se ne lavano le mani e si limitano a rinviare il paziente alla valutazione dello specialista, anche per non aver grane legali. «Il bisogno di salute della popolazione in questi anni è cresciuto esponenzialmente, forse il primario dimissionario non si rende conto che la pandemia ha cambiato il mondo e la sanità – riprende il dirigente della Fimmg . I medici di medicina generale prescrivono il necessario alla popolazione: almeno il 40% delle nostre ricette sono cosiddette “indotte”, nel senso che si sceglie di proseguire l’iter diagnostico così come suggerito dallo specialista«. Quindi l’attacco, durissimo: «Questo collega incolpa altri per giustificare le proprie scelte. Se il suo reparto ospedaliero non riesce più a far fronte a tutta la domanda di salute, lo deve dire nelle sedi e alle persone deputate. Anche la medicina generale è sotto pressione, di fronte a carichi di lavoro pazzeschi, senza che le medicine integrate e di gruppo siano davvero decollate, con un’utenza spesso irritata e che pretende sempre di più tutto e subito – spiega Scassola –. Ma la battaglia si dovrebbe fare assieme, non gli uni contro gli altri. Noi le parole di Fittà non le possiamo accettare. Ci ha mancato di rispetto. Non siamo burocrati».

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci