CGIA Mestre: Veneto al secondo posto per la crescita del Pil nazionale. Il Sud cresce 4 volte più di Francia e Germania messe assieme

La situazione generale a Mezzogiorno rimane critica per il tasso elevato di disoccupazione, il livello di povertà e l'inefficienza della Pubblica Amministrazione

Sabato 19 Agosto 2023
Sviluppo economico, CGIA Mestre: il Sud cresce 4 volte più di Francia e Germania messe insieme, ma la situazione generale rimane critica

MESTRE - Anche se le distanze tra le singole regioni sono “millimetriche”, in Italia a trainare il Pil nel 2023 sarà la Lombardia con una previsione di crescita del +1,29 per cento. Seguono il Veneto con il +1,24 per cento, il Trentino Alto Adige con il +1,23 per cento, il Lazio con il +1,18 per cento e il Piemonte-Valle d’Aosta con il +1,17 per cento.

Chiudono la graduatoria la Campania con il +0,86 per cento, il Molise con il +0,84 per cento e, infine, la Basilicata con il +0,82 per cento.

Inoltre, se rispetto al periodo pre-Covid (2019) il Veneto ha già recuperato oltre 2 punti di Pil, le regioni che non lo hanno ancora fatto sono la Calabria con una variazione rispetto al 2019 del -0,25, il Molise con il -0,83, la Valle d’Aosta con il -0,88, la Liguria con il -2,02 e, in particolar modo, la Toscana che deve ancora “riconquistare” 3,22 punti di Pil. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre che ha elaborato le ultime stime di crescita realizzate da Prometeia (luglio 2023).

Costruzioni, servizi e tra questi ultimi in particolar modo il turismo saranno i settori che, nonostante il rallentamento dell’economia in atto in tutta Europa, consentiranno al Veneto anche nel 2023 di rimanere sul podio per crescita economica.

Venezia divide il terzo gradino del podio nazionale con Trapani. A livello provinciale, invece, guiderà la graduatoria della crescita 2023 Ascoli Piceno con un incremento del valore aggiunto rispetto all’anno scorso del 2,10 per cento. Seguono Milano con il +1,86 per cento, Venezia e Trapani entrambe con il +1,85 per cento, Sondrio con il +1,81 per cento e Verona con il +1,76 per cento. Sia il capoluogo lagunare che la provincia scaligera potranno contare sull’effetto economico positivo delle presenze turistiche che spingeranno all’insù la crescita. Più defilate sono le posizioni occupate da Belluno che dovrebbe registrare un incremento del valore aggiunto del +1,42, da Padova con il +0,99 e da Rovigo con il +0,90 per cento. Chiudono la graduatoria regionale Treviso con un aumento della crescita del +0,87 e Vicenza con il +0,46 per cento.

La reazione economica del Paese

L'Italia ha superato meglio degli altri Covid, caro bollette e inflazione. Tra il 2019 (anno pre-pandemico) e il 2023, il nostro Paese e, conseguentemente, anche il Veneto, hanno registrato un livello di crescita nettamente superiore a quello registrato dai principali paesi europei nostri competitor. Se dal confronto emerge che in Italia la crescita del Pil è aumentata del 2,1 per cento (come riportato più sopra nella nostra regione del 2,07 per cento), in Francia si è fermata al +1,2 per cento, mentre in Germania è stata solo del +0,3 per cento. Anche il Regno Unito, sebbene non sia più un Paese dell’UE, può contare su un differenziale di crescita risibile e pari al +0,1 per cento.

Sempre rispetto al 2019, le province venete che nel 2023 devono ancora recuperare quanto perso di Pil nel 2020 sono Venezia (-3,06 per cento) e soprattutto Belluno (- 5,43 per cento). Tutte le altre, invece, hanno recuperato abbondantemente. Tra le 107 province italiane monitorate dall’Ufficio studi della CGIA, solo Firenze (-10,04 per cento) presenta in questo intervallo temporale una flessione superiore a quella registrata da Belluno.

La situazione al Sud

Sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la zona che in Italia registrerà l'aumento del Pil più contenuto (+1% circa rispetto al +1,1% nel Centro e +1,2% nel Nord), comunque supererà quello della Francia (+0,8%) e in particolar modo quello della Germania (-0,3%) che è in piena recessione tecnica. Calcolando la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25%: ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme.

«L'Italia - commenta la Cgia - si sta difendendo meglio degli altri, anche per merito del Sud. Ma c'è dell'altro: persino il Regno Unito rimarrà alle nostre spalle. Nella classifica della crescita economica relativa al 2023 dovrebbe fermarsi al +0,4%, un risultato storico che dimostra come il Belpaese e in particolar modo il Mezzogiorno abbiano superato meglio dei nostri principali competitor gli effetti negativi provocati dalla pandemia, dalla crisi energetica e dal boom dell'inflazione».

Sarebbero tre i motivi di questa crescita. Il primo riguarda l'entità degli aiuti messi in campo dagli ultimi esecutivi per fronteggiare a livello nazionale la crisi pandemica e gli effetti del caro-energia. Tra ristori, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, bonus economici, assunzioni nella sanità, tra il 2020 e il 2022 sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti altri 91 miliardi per mitigare i rincari di luce e gas. Il secondo motivo riguarda la ripresa dei consumi delle famiglie e quella degli investimenti nelle costruzioni che, nel biennio 2021-2022, hanno interessato soprattutto il Mezzogiorno. Il terzo, infine, è riconducibile al forte aumento degli investimenti fissi lordi avvenuto nel Sud che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal Pnrr, ha interessato in particolar modo il comparto delle costruzioni. 

Nonostante i segnali positivi, tuttavia, la situazione generale del Sud rimane ancora critica: come nel resto del Paese è in atto un forte rallentamento dell'economia a causa dell'inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce. Le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione: il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale costituisce un ostacolo allo sviluppo e l'efficienza della Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d'Europa. Tuttavia, i segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni riusciremo a spendere bene tutte le risorse che il Pnrr ha destinato al Mezzogiorno

Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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