Ca' Foscari, docenti e amministrativi
scrivono al ministro contro il rettore

Giovedì 6 Marzo 2014
Il rettore Carraro e il ministro Giannini
VENEZIA - Il 28 novembre dello scorso ci fu la prima lettera. Firmata da 116 docenti di Ca’ Foscari era indirizzata al rettore Carlo Carraro. Denunciava un clima di scarsa democrazia all’interno dell’ateneo veneziano e poneva la questione della permuta-vendita di tre palazzi storici in cambio della ex sede Enel, Ca’ Sagredo.



Ora l’obiettivo si alza. I temi, a tre mesi di distanza, sono sempre gli stessi: mancanza di dialogo e intimidazioni dentro l’università e, soprattutto, la "svendita" dei palazzi di Ca’ Bembo, Ca’ Capello e Cosulich. Ma il destinatario della missiva questa volta non è più il rettore, bensì il ministero della Pubblica istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini: 162 tra docenti, personale amministrativo e studenti si appellano alle neo responsabile del dicastero per sollecitare un intervento urgente con l’obiettivo di garantire la democrazia nell’università pubblica e il rispetto delle regole, a partire dagli obblighi statutari del rettore relativi alla pubblicità degli atti e alla convocazione della assemblea annuale di ateneo.



A denunciare la situazione sono firme di eccellenza, come il decano di Ca’ Foscari Guglielmo Cinque, il direttore della Scuola interpartimentale di studi asiatici e gestione aziendale Paolo Cavetti, il direttore del dipartimento di scienze molecolari Alvise Benedetti, Riccardo Zipoli, Donatella Possamai, Santi Giorgianni, Paolo Puppa, la presidente del Comitato unico di garanzia Giuliana Giusti, la presidente Bali Antonella Ghersetti, i rappresentanti degli studenti Ilaria Gervasoni, Marta Canino, Leonardo Nadali, Frank Maracchione, Giorgio Peloso.



In questa lettera aperta i firmatari spiegano come, secondo loro, a Ca’ Foscari ormai manchino spazi di rappresentanza democratica e sia minata la possibilità di un dibattito informato e costruttivo sullo sviluppo e sulle politiche dell’ateneo. In particolare esprimono viva preoccupazione e dubbi sui vantaggi anche economici «dell’operazione di permuta/compravendita, che prevede l’alienazione di tre sedi storiche dell’Ateneo e rischia di causare grave danno alla nostra istituzione».



Denunciano come «la situazione sia aggravata da un Consiglio di Amministrazione, i cui unici membri direttamente eletti sono gli studenti e che risulta caratterizzato da una scarsa rappresentatività delle varie componenti d’Ateneo e dalla limitata trasparenza delle sue decisioni». «Segnaliamo, inoltre», incalzano i firmatari,«che l’assemblea di Ateneo, prevista invece dall’attuale Statuto di Ateneo con cadenza annuale, non è ancora mai stata convocata». Irregolarità che si aggiungono al riepilogo di quanto è accaduto nel recente passato: dal mancato intervento di una rappresentante degli studenti all’inaugurazione dell’anno accademico nel 2010 al trasferimento delle attività dell’ex facoltà di Scienze in via Torino, scelta considerata irrazionale per gli accorpamenti effettuati, con la conseguente decisione, presa all’unanimità, di personale e studenti di rifiutare il trasferimento finchè gli spazi non saranno adeguati.



Infine viene segnalata «l’intimidazione di una rappresentante del Pta in Senato accademico: convocata dal Direttore Generale per un “colloquio di chiarimento”, è stata chiamata a rispondere di quanto affermato nella sua veste di Senatrice, e questo “colloquio” non è avvenuto in Senato, bensì in una sede diversa».
Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:22

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