Claudio Cecchetto si racconta
in un libro: «Io, partito da Ceggia»

Mercoledì 12 Novembre 2014 di Maurizio Marcon
Claudio Cecchetto
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CEGGIA - Dal "ghetto" di Ceggia alla ribalta nazionale dell'etere.

Claudio Cecchetto arriva in libreria con «In diretta. Il gioca jouer della mia vita», (Baldini e Castoldi, 400 pagine, 16 euro) autobiografia che prendendo spunto dalla sua canzone di maggior successo ripercorre la sua carriera. Una carriera di voce culto della radio italiana e da talent scout di numerosi artisti musicali e televisivi: da Fiorello a Gerry Scotti, Jovanotti, Amadeus, Marco Baldini, gli 883, Sabrina Salerno, Luca Laurenti, Marco Mazzoli, Fabio Volo, Leonardo Pieraccioni, Dj Francesco (ora Francesco Facchinetti) e più recentemente i Finley.

Un personaggio nazionale che non non dimentica le sue origini venete.

Claudio Cecchetto parte proprio da Ceggia per raccontarsi. Nato il 19 aprile 1952, nella casa dei nonni Adelasia e Sante, in via Mazzini, sulla riva destra del canale Piavon, nel "Ghetto", antico insediamento di case popolari, vie strette e case addossate, il piccolo Claudio emigra a Milano, all'età di tre anni, con mamma Ines Bonotto e papà Gino. Da qui intraprende la carriera che vivrà a tutta velocità da protagonista dei media. Conduttore di svariate edizioni di festival musicali, da Sanremo al Festivalbar, e di numerose trasmissioni musicali, ha fondato e portato al successo Radio Deejay e Radio Capital. Ma Ceggia, il ricordo della sua terra veneta, la porta sempre nel cuore.

«Fino ai 18 anni - ricorda la mamma Ines - per la vacanze estive e natalizie lo abbiamo sempre portato a Ceggia dai nonni, nella casa dove è nato di fronte al canale. Le sue sono state le estati felici dell’infanzia e della giovinezza. Ricordo la sua gioia nelle corse in motorino con lo zio Toni, cow-boy, a trovare la zia Stella a Mussetta di San Donà». Folcloristico il ricordo della cugina Laura Cecchetto, bibliotecaria in Comune. «Io ero piccola - dice - e lui era già un bel giovanotto aitante, biondo con gli occhi azzurri e capelli lunghi. Ricordo la sua stranezza nel venire a messa vestito con il gilet da cow-boy e gli zoccoli. Dopo la morte dei nonni viene a Ceggia sempre di rado, praticamente in incognito. Arriva all’improvviso, dorme nelle vecchia casa che i suoi hanno acquistato, dove anch’io sono nata, magari assieme a Fiorello o Marco Baldini, per qualche toccata e fuga in spiaggia, a Jesolo o Lignano».

Ceggia diventa in quei momenti l’oasi di pace e di intimità per ripensare ai momenti felici delle vacanze giovanili. La pausa di una vita vissuta in presa diretta, a mille all’ora. «Mi piace la diretta - dice Cecchetto parlando dle suo libro - vivere contemporaneamente alle cose che faccio. Ho pensato tanti programmi, alcuni li ho solo presentati, altri li ho costruiti da zero. Ho prodotto dischi, ho fondato radio, progettato software, scelto vinili in consolle e firmato contratti per me e per i miei artisti. In tutti questi ruoli, ho imparato che non esistono due situazioni uguali. Per me è sempre la prima volta».

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