La rivolta dei macellai: «Basta accostare il nome del nostro mestiere a Putin»

Giovedì 21 Aprile 2022 di Pio Dal Cin
Cesare De Stefani, macellaio e patron dell'Osteria senz'Oste che ha dato il via alla battaglia
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VALDOBBIADENE - I macellai, sul “piede di guerra” contro la guerra. La provocazione parte dalle colline dell’Unesco, precisamente da Cesare De Stefani dell’Osteria senz’Oste, oste e macellaio di professione: «Assieme ai miei colleghi ho deciso di dire basta all’uso improprio della parola macellaio - si sfoga De Stefani - Da quando è iniziato il massacro in Ucraina abbiamo visto troppe volte il nome “macellaio” venire associato a Putin e ai suoi squadroni.

Ci sentiamo feriti e offesi. Il nostro è un lavoro che prevede una preparazione e una conoscenza e associarlo inadeguatamente a chi ammazza la gente è inaccettabile».

IL SOSTEGNO

A dargli manforte Riccardo Zanchetta, presidente trevigiano della Fida (Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione) e membro del consiglio nazionale: «Sono assolutamente d’accordo con Cesare. E’ ora di cambiare strada. Con tutti i vocaboli esistenti nella lingua italiana non è accettabile che si possa attribuire a chi uccide in maniera scellerata e crudele l’appellativo di “macellaio”. Il mestiere di macellaio affonda le sue radici nella notte dei tempi e si è evoluto fino ai nostri tempi con una conoscenza e una professionalità che richiede una preparazione specifica e accurata, la conoscenza di quello che si fa non è a caso. Ci saranno a breve delle iniziative perchè si smetta di usare questo termine per associare chi lavora seriamente a chi uccide indiscriminatamente donne e bambini». Concorda anche il friulano Fabrizio Nonis, volto noto della televisione: «Inaccettabile questo accostamento. Ci scandalizziamo per molto meno. Non riesco a capire perchè molti si ostinino a usare la parola “macellaio” per riferirsi a Putin e ai suoi soldati. Non mi permetterei mai, ad esempio, di associare una persona con il diverso colore della pelle a certe parole che giustamente sono proibite. Perché allora dobbiamo essere penalizzati noi dovendo subire un accostamento che ci fa ribrezzo con mercenari e soldati senza scrupoli che massacrano la gente». «Il nostro - continua il macellaio friulano - è un lavoro nobile che rispetta la vita degli animali e anche la loro morte, nel sublime dono che serve come nutrimento. Spero si arrivi a capire da parte di tutti che bisogna dissociare le due cose».

LA CAMPAGNA

Il risentimento della categoria va oltre i confini del Veneto. In Toscana il macellaio da cinquant’anni Dario Cecchini, divenuto famoso per aver celebrato il funerale della costata fiorentina: «La nostra è una professione onesta e celebra da secoli il “cum vivium”, lo stare insieme, il cibo come sublimazione della vita dell’animale onorandolo per il dono di se». Walter Stecca è uno dei macellai storici del cuore di Treviso. «Se il consumatore dice di andare dal macellaio di fiducia, ci sarà una ragione. La nostra professione non può e non deve essere associata ai signori della guerra, operatori di massacri e distributori di dolore. Sono grato a Cesare per aver sollevato il problema e sono d’accordo assolutamente che si faccia subito qualcosa perchè non si continui a usare il nome della nostra categoria inadeguatamente».

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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