MONTEBELLUNA - A due giorni dal pestaggio che ha mandato all'ospedale, coperto di sangue, un 15enne che ha aiutato un compagno denunciando un atto di bullismo, filmandolo, le forze dell'ordine lavorano a pieno ritmo.
Il sondaggio
Un quinto degli studenti, poi, ammette di aver fatto prepotenze a un compagno. E quasi la metà degli studenti ritiene che affrontare il tema sia importante. Un tema su cui, peraltro, la scuola è impegnata a fondo. Già da alcuni anni, il referente per il bullismo organizza un viaggio caratterizzato da una particolare meta: il quartiere napoletano di Scampia, reso celebre dalla serie Gomorra e particolarmente noto per i problemi di criminalità. Ma non solo. In ogni classe, ad esempio, è stato individuato un "bulliziotto", ovvero un docente con cui i ragazzi hanno particolare confidenza e che scelgono loro stessi, proprio per avere un riferimento cui denunciare episodi di bullismo subiti da loro o da qualche amico. Del resto, non manca un preciso protocollo relativo agli atti di bullismo e cyberbullismo.
Il caso
Il pestaggio si era verificato fuori da scuola quando una quindicina di ragazzi avevano accerchiato e picchiato il 15enne “reo” di aver fotografato un sopruso ai danni di un compagno. Gli stessi avevano avvertito lo studente via chat: “stanne fuori” scrivevano “o finirai rimpieto di botte”.
Il dibattito
Un caso sul quale in città si stanno scatenando dibattito e polemica. Loreno Miotto, vice preside dell'istituto comprensivo due e consigliere comunale, dice: «Quanto è accaduto l'altro giorno suscita indignazione e preoccupazione. L'educazione al rispetto parte dalla famiglia ed interpella poi il complesso delle relazioni che viviamo. Rispetto ed empatia sono sicuramente due strade da percorrere. La famiglia qui ha un ruolo fondamentale..i si è i no ci devono essere! Ognuno nel proprio ruolo è chiamato a contribuire e a far capire che la bellezza delle relazioni non si trova percorrendo le vie dell'insulto, volgarità, la pretesa di essere sempre dalla parte della ragione e mai del torto. Certo c è più bisogno di interventi per i giovani, per le famiglie (troppo in difficoltà nella gestione del proprio ruolo genitoriale), di attenzione ai tanti casi di fragilità fisica e psicologico. Sono da incentivare gli spazi di aggregazione "serena e controllata", progettualità mirate e verificabili, sinergie con il mondo del volontariato, parrocchie e mondo sportivo. Urge ripensare l'idea di comunità che vogliamo per il nostro futuro».
Il commento
E Davide Quaggiotto, capogruppo dei Dem, dice: Quanto è successo è preoccupante. Non è il primo episodio che vede protagonisti dei bulli. Servono provvedimenti nei confronti dei responsabili ed è necessario investire in sicurezza per tutelare i cittadini e in progettualità per favorire la prevenzione. Per quanto riguarda la politica, i temi del bullismo e del disagio giovanile dovrebbero essere al centro del dibattito nazionale. Baby gang, fenomeno degli hikikomori, consumo di droghe, fragilità: sono tante le spie che ci indicano che qualcosa non funziona. Ma serve un approccio serio e interdisciplinare e non ideologico per occuparsi di questi fenomeni. Come amministrazione, si potrebbe anche organizzare un grande convegno provinciale coinvolgendo Forum delle famiglie, agenzie educative, rappresentanti studenti, forze dell'ordine e tecnici: potrebbe essere un primo passo per dare una lettura a questi problemi, al fine di individuare soluzioni. Ma il tutto assume anche un risvolto politico. Il presidente del consiglio comunale tuona infatti contro la provenienza dei ragazzi coinvolti nella vicenda. «"Italiani" di seconda generazione -sbotta- farebbe ridere , ma fa piangere. E qualcuno ancora va parlando di ius soli o ius scholae».