Treviso. Ca' Foncello, a giugno scatta il trasferimento dei reparti nel nuovo monoblocco

Sabato 27 Maggio 2023 di Mauro Favaro
CITTADELLA DELLA SALUTE Il nuovo ingresso del Ca' Foncello, mentre un edificio del vecchio verrà abbattuto

TREVISO - Sarà un’estate movimentata al Ca’ Foncello. Il trasferimento dei reparti nel monoblocco della nuova cittadella sanitaria, a partire dalle chirurgie, inizierà tra giugno e luglio. «Sfruttando il periodo di minor carico sul fronte dei pazienti», dice Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl. E a settembre scatterà la demolizione dell’edificio 4. Si tratta del corpo che si sviluppa alle spalle della facciata del vecchio pronto soccorso, vicino all’ingresso dalla parte dell’obitorio. Con una particolarità: la facciata in questione, un pezzo di storia del Ca’ Foncello, verrà rinforzata e mantenuta in piedi. Mentre dietro sorgerà un complesso nuovo di zecca. Negli ultimi giorni ci sono stati vari incontri nell’ambito delle aree chirurgiche. Quando si parla di sanità, i traslochi sono cosa delicata. E vanno definiti al meglio. La speranza è di poter partire entro giugno. Vista la portata dell’operazione, comunque, si andrà avanti anche nel mese di luglio. Dopodiché si passerà alla demolizione dell’edificio 4. «Verrà mantenuta solo la facciata, che è storica -conferma Benazzi- e tutto il resto verrà buttato giù». All’interno ci sono ambulatori, l’area medica, l’urologia, alcune chirurgie con le relative sale operatorie e così via. Tutte unità che verranno trasferite nel monoblocco. «Non appena finiti i traslochi, partiremo con la demolizione.

L’orizzonte è quello di settembre -specifica il direttore generale- e di seguito l’edificio 4 verrà ricostruito da zero».

Quali servizi verranno inseriti nel nuovo complesso? Questo è ancora da definire. Le opzioni di certo non mancano. Parallelamente continua l’impegno per far fronte alla carenza di personale. In tutta l’Usl mancano qualcosa come 150 specialisti. L’azienda sanitaria ha già in tasca l’autorizzazione per assumere i camici bianchi che mancano. Il punto è che oggi non se ne trovano. «Le proiezioni, rispetto ai posti nelle specialità, ci dicono che la situazione si sbloccherà tra il 2024 e il 2025 -evidenzia Benazzi- a preoccupare, però, è anche la carenza di infermieri. In questo ambito si sconta una crisi della vocazioni». Discorso simile per i medici di famiglia. Proprio ieri è stato fatto il punto nella conferenza dei sindaci dell’Usl. Nel trevigiano mancano 155 dottori di famiglia titolari. E allo stesso tempo l’azienda sanitaria ha chiesto alla Regione la pubblicazione degli elenchi per coprire 139 incarichi vacanti di guardia medica. Intanto si cerca di fare il possibile per coprire i buchi nella medicina generale con incarichi provvisori, anche a neolaureati, e con l’innalzamento volontario del massimale da parte dei dottori in servizio da 1.500 a 1.800 pazienti. Più la possibilità per i cittadini di scegliersi il medico nell’intero distretto. Senza dimenticare la possibilità per gli stessi dottori di base di rinviare la pensione fino ai 72 anni (rispetto al limite dei 70). Giampaolo Nardi, medico di famiglia a Valdobbiadene, è stato tra i primi a scegliere di continuare a seguire i suoi 1.200 assistiti anche dopo i 70 anni. E ora si punta a definire un passaggio di consegne strutturato tra i medici che si avvicinano alle pensione e i colleghi più giovani. «E’ in corso di attivazione la procedura che prevede la possibilità di un periodo di affiancamento tra medici titolari prossimi al pensionamento e giovani medici iscritti nelle graduatorie regionali -è quanto emerso dalla conferenza dei sindaci- gli elenchi dei medici disponibili ad accedervi saranno pubblicati entro la fine del mese di maggio».

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci