TREVISO - Tutti conoscono le uscite controverse di Giancarlo Gentilini, che l’hanno portato anche sotto processo per istigazione all’odio razziale. Chi l’ha conosciuto da vicino, però, ricorda che sotto la stella da sceriffo batteva un cuore grande. Oltre all’enfasi sotto ai riflettori, c’era anche un’intima pietas. Gentilini ha aiutato in modo diretto molte famiglie in difficoltà. Senza distinzioni per il colore della pelle. E senza alcuna pubblicità. Sono le testimonianze che aiutano a ricostruire questo arcipelago.
GLI AIUTI
Negli anni si spese per sostenere una famiglia originaria delle Filippine sua vicina di casa. «Quando serviva, le porte di casa Gentilini si aprivano per accogliere i bimbi della coppia», conferma don Aldo Danieli. L’ex sindaco diede una mano anche a livello burocratico. Non solo. All’inizio degli anni 2000 smosse mari e monti per trovare una sistemazione a una famiglia del Marocco con un figlio con disabilità rimasta senza un tetto. Gli episodi non sono isolati. Più di recente, testimoniò in tribunale a favore di una ragazza marocchina che lavorava in nero in un bar di Treviso. «Era un leghista duro e puro, ma questo gesto gli fece onore - racconta l’avvocato Alessandra Nava - lo convocai in tribunale per testimoniare in una causa dove assistevo una lavoratrice marocchina impiegata in nero in un bar del centro, e che, “licenziata”, rivendicava stipendi non versati e straordinari». Lo Sceriffo non ebbe esitazioni. «Si presentò puntualmente e testimoniò a suo favore, essendo assiduo frequentatore del bar - continua Nava - fu molto gentile con la mia assistita che lo ringraziò per il senso civico, confessandogli che temeva non avrebbe testimoniato per lei essendo straniera. Vincemmo la causa anche per merito suo».
IL PARROCO
Sulla stessa linea il ricordo dello stesso don Aldo, l’ex parroco di Paderno che nel periodo di emergenza accolse i richiedenti asilo nel palazzetto della parrocchia, la stessa struttura già messa a disposizione dei musulmani per la preghiera del venerdì. «Era estremamente disponibile con le persone. È questo ciò che conta e ciò che, se lo ripenso come candidato, mi farebbe votare per lui - rivela - se si va in profondità, si scopre la bontà. Non a caso lui si è fatto amare dalla gente per la disponibilità». Nel 2009, durante la campagna elettorale per Granello a Ponzano, Gentilini lo definì «prete bolscevico». Una delle sue battute classiche. Ma don Aldo non si ferma alle parole. «A volte vengono usate per fare colpo - dice - ci sono però delle differenze tra quello che si dice, oltre le righe, e quello che c’è nel cuore». «Vale anche quando si parla di immigrazione - aggiunge - da una parte ci possono essere frasi dettate dalla rabbia, dall’altra c’è anche la consapevolezza che per accogliere delle persone sono necessarie delle regole».
LA COMUNITA’ MAROCCHINA
Abdallah Khezraji, guida della cooperativa Hilal e riferimento della comunità marocchina, si è confrontato spesso con Gentilini.