Accusato di stupro: test del Dna. Violentò una vedova di 73 anni

Venerdì 7 Febbraio 2020 di Francesco Campi
Accusato di stupro: test del Dna. Violentò una vedova di 73 anni
CENESELLI - È accusato di aver picchiato e violentato una vedova 73enne, dopo essere entrato in casa sua, a Ceneselli, spaccando un vetro. L'episodio, che risale al 18 febbraio 2012, aveva visto le indagini arenarsi per mancanza di elementi utili all'identificazione dell'autore, nonostante il suo Dna, ricavato dal suo liquido seminale, fosse stato repertato dagli investigatori. A far riaprire le indagini del caso freddo, è stato un altro episodio brutale, il 3 agosto del 2017: una tentata violenza sessuale messa a segno da un 43enne marocchino residente a Castelnuovo Bariano, che era riuscito a entrare a casa di una 53enne straniera e l'avrebbe poi strattonata, buttata a terra e aggredita cercando di estorcerle un rapporto sessuale con la forza. La donna in qualche modo era riuscita ad evitare il peggio e l'uomo era fuggito. In questo caso, le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo e della Stazione di Castelmassa erano riuscite a risalire all'autore. È allora che gli inquirenti hanno avuto l'intuizione di verificare se il profilo genetico dell'arrestato potesse corrispondere a quello dell'uomo che si era macchiato della violenza sessuale di cinque anni prima. E la corrispondenza ha portato poi processo ad Abdelkader El Hirech, originario del Marocco, chiamato a rispondere delle ipotesi di reato di violenza sessuale aggravata, rapina, lesioni e violazione di domicilio per quanto avvenuto nel 2012 a Ceneselli. 

IL PROCESSO
Ieri si è tenuta una nuova udienza dinnanzi al Collegio presieduto dal presidente del Tribunale Angelo Risi, dove è stata ascoltata la testimonianza di un carabiniere del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche, con il rinvio al 20 febbraio, quando dovrebbe arrivare la sentenza, a otto anni e due giorni di distanza dal fatto. La vittima, nel frattempo, è morta. Ma quanto avvenuto è ormai cristallizzato negli atti d'indagine. Quella sera, il 18 febbraio, erano da poco passate le 23. L'anziana era già a letto. All'improvviso una finestra è esplosa, i vetri sono schizzati dappertutto. La vedova non ha fatto neppure in tempo a reagire che si è trovata davanti un uomo. Si è messa a urlare. L'intruso si è gettato sulla povera donna terrorizzata e l'ha picchiata selvaggiamente. Manrovesci e pugni per costringerla a tacere. L'ha afferrata, strattonata, gettata a terra e ha abusato di lei, lasciandola semi incosciente. 

L'AGGRESSIONE
L'anziana è ripresa a fatica ed è riuscita a raggiungere il telefono: ha chiamato la figlia, che si è precipitata a casa sua, trovandola tremante e in singhiozzi, con il volto tumefatto, contusioni alle ginocchia e dolori lancinanti al torace.

All'ospedale di Trecenta le erano state riscontrate lesioni giudicate guaribili in 25 giorni, oltre ai segni del rapporto sessuale violento. Proprio la traccia biologica è stata la pista più solida seguita dagli inquirenti. però non era bastata a risalire al responsabile e tutto pareva portare a uno dei tanti casi irrisolti. La descrizione iniziale fatta dalla vittima, era molto scarna: aveva detto che l'uomo non parlava bene italiano, sembrava forse marocchino e abbastanza giovane; non lo aveva visto in volto perché indossava un passamontagna. Ricordi confusi anche per lo choc subito. Tutto si è improvvisamente riaperto nel 2018, grazie alla Banca dati del Dna, il grande archivio genetico dove vengono conservati i profili genetici dei condannati a pene detentive e di tutti gli arrestati. Il Dna dell'uomo senza un volto, accusato di aver violentato l'anziana, che era stato mappato dal Ris poche ore dopo i fatti, è saltato fuori mostrando la propria corrispondenza e incastrandolo a sei anni di distanza.
Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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