ROVIGO - In media ogni famiglia polesana getta cibo per 4,91 euro la settimana. La cifra supera così i 250 euro l’anno. Che se poi è moltiplicata per i 71.453 nuclei familiari contati in Polesine nel censimento Istat 2011, lo spreco alimentare nella sola provincia di Rovigo si quantifica in più di 18 milioni di euro l’anno. In tutta Italia si superano i 10 miliardi di euro
Nel 2020 o
ACQUISTI IN FATTORIA
E secondo la Confederazione italiana agricoltori di Rovigo, fra le buone pratiche c’è anche questa: “Molti nuclei fanno acquisti recandosi nelle aziende agricole”. Cia conferma infatti la maggiore attenzione delle famiglie ad evitare gli sprechi: “Siamo diventati tutti più consapevoli dell’importanza di acquistare in maniera consapevole, senza dissipare né i prodotti della terra, né il denaro - sottolinea il presidente di Cia Rovigo, Giordano Aglio - Per centrare l’obiettivo dello spreco zero, però, c’è ancora tanta strada da fare”. Con la crisi portata dal Covid, il cibo avanzato è percepito come risorsa preziosa e non come scarto, e c’è una rinnovata attenzione alle date di scadenza. Cia rileva anche che è stata favorita la spesa nei punti di vendita diretta delle aziende agricole. E che tante persone hanno donato in beneficenza, e continuano a donare,
RIVOLUZIONE CULTURALE
Secondo Cia, allora, sono quanto mai necessarie le indicazioni per garantire a tutti la sicurezza e l’accesso a cibi sani e sicuri: obiettivi che entro il 2030 saranno legalmente vincolanti per ridurre lo spreco alimentare. In questa direzione “tanto fanno e possono fare le imprese agricole, che da sempre lavorano per il riciclo e il riutilizzo degli scarti agricoli: un impegno che può crescere sempre più grazie anche ai fondi del Recovery fund”. Per Cia, infine, “è fondamentale riconquistare efficienza nell’utilizzo delle risorse e dare sempre più impulso alla legge nazionale anti-spreco, la 166 del 2016, sostenendo tutte le iniziative pubbliche e private per il recupero e la donazione dei prodotti alimentari invenduti”. Per questo, “serve un cambio a livello culturale, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni”. E così Cia si prepara, appena possibile, a riprendere nelle scuole elementari e medie della provincia gli specifici progetti che organizzava fino a prima dell’arrivo del coronavirus.
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