Provincia contro Banca Intesa, causa milionaria per i derivati. Stanziati 70mila euro per le spese legali

Giovedì 28 Luglio 2022 di Elisa Barion
Provincia contro Banca Intesa, causa milionaria per i derivati. Stanziati 70mila euro per le spese legali

ROVIGO - Una operazione dalla quale la Provincia ritiene di uscire, in qualsiasi caso, più ricca. Quanto esattamente lo si vedrà nei prossimi mesi, forse anni, in base alla piega che prenderà l'iter di revisione dei derivati che Palazzo Celio avvierà a stretto giro: potrebbero essere oltre 11 milioni di euro se le cose andassero bene, come circa 600mila euro all'anno che resterebbero nelle casse provinciali, se le cose dovessero andare male. Intanto è stato fissato il punto di partenza dell' operazione.

Il consiglio provinciale ha approvato l'assestamento generale del bilancio dell'ente e tra le varie voci della manovra compare il passaggio: «Si incrementano alcuni capitoli per poter procedere agli affidamenti ai legali che assisteranno la Provincia nella causa sui derivati per 70mila euro». La questione dei derivati coinvolge un colosso, ovvero Banca Intesa San Paolo, ma è necessario fare un passo indietro. Come spiega la Consob, «i prodotti derivati si chiamano in questo modo perché il loro valore deriva dall'andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L'attività, ovvero l'evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere, costituiscono il sottostante del prodotto derivato. Il problema più complesso dei derivati è, da sempre, quello della determinazione del loro valore o, meglio della sua stima».

SCELTE DIFFUSE

Come tanti altri enti locali, Comune di Rovigo compreso, anche la Provincia, allora guidata dal presidente Federico Saccardin, aveva sottoscritto contratti di questo tipo tra il 2005 e il 2006. E come per tanti altri enti, tra i quali molti si sono ritrovati con buchi milionari, gli effetti durano tutt'ora, nonostante siano passati 17 anni. Se la Provincia non prendesse in mano la situazione, dovrebbe farci i conti ancora a lungo, ovvero fino al 2035, dato che le sue sottoscrizioni hanno durata trentennale. A voler semplificare molto, i derivati sono una sorta di scommessa camuffata da assicurazioni, dove è il cliente a fare da assicuratore alla banca. Il giochino, a livello nazionale, ha causato enormi perdite, tant'è che nel 2014 il Governo li ha vietati, ma la partita, per gli enti sottoscrittori, non è ancora finita, specie per chi, come la Provincia, ha sottoscritto prodotti della durata di 30 anni.

LA SVOLTA

Il 12 maggio 2020 il colpo di scena: secondo una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite civili, buona parte di quei contratti potrebbero essere nulli. Forte anche di questa sentenza, la Provincia ha compiuto il passo decisivo: ha stanziato le risorse per intentare una causa, come riporta la delibera del consiglio provinciale. Il procedimento, però, potrebbe non finire in tribunale: l'intenzione, secondo quanto spiega Simone Ghirotto, consigliere provinciale che gestisce il bilancio insieme al presidente Enrico Ferrarese e alla consigliere Lucia Ghiotti, sarebbe quella di avviare una contrattazione sui derivati insieme agli istituti di credito coinvolti.
«Il problema si sta portando avanti da oltre 15 anni, ma per la nostra amministrazione è arrivato il momento di provvedere a una revisione dei contratti per rivedere i costi annuali e abbatterli. È un passaggio doveroso che andava fatto qualche anno fa per liberare un po' di liquidità: mettersi a tavolino e contrattare».
Nel documento sulle Operazioni di indebitamento strutturate con derivati allegato al bilancio 2020 della Provincia, si legge: «In data 30 novembre 2019 i contratti derivati in questione presentano un valore di mercato pari a 11.694.203 euro negativi per la Provincia». Entrambi questi contratti coinvolgono Banca Intesa San Paolo. L'impatto dei tassi negativi sui contratti derivati ha poi comportato la corresponsione di differenziali negativi per la Provincia che nel 2019 ammontavano a oltre 631mila euro l'anno. Che è esattamente la cifra che Palazzo Celio, a questo punto, non è più disponibile a sborsare. Sempre che non riesca a ottenere la corresponsione del valore di mercato dei suoi contratti, nel caso dovessero essere annullati.

 

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