Faceva il pieno alla sua auto con la tessera carburanti del Comune, condannato

Venerdì 15 Gennaio 2021 di Francesco Campi
CONDANNATO Il protagonista della vicenda era l'ex messo comunale di Porto Viro
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PORTO VIRO Un “dieselgate” in chiave portovirese, per un indebito utilizzo della tessera carburanti della Panda comunale, che ha visto ieri condannato un ex messo del Comune di Porto Viro. Ad incastrarlo è stato il fatto che avesse utilizzato la tessera in questione per rifornire a spese dell’amministrazione anche la propria auto, come se avesse fatto il pieno all’auto di servizio, ma le due macchine avevano una diversa alimentazione, a diesel l’una, a benzina l’altra: l’incongruenza è subito balzata agli occhi durante i consueti controlli ed il dipendente è stato così denunciato dal Comune stesso. Finendo poi per pagare caro il gasolio che aveva provato ad addebitare al bilancio comunale. Oltre alla pena di due anni, con la sospensione condizionale, il Collegio del Tribunale di Rovigo lo ha condannato anche al pagamento di mille euro di risarcimento al Comune.
TESSERA CARBURANTE
Il tutto risale al periodo fra marzo ed agosto del 2018. In tutto, dagli accertamenti è poi risultato che l’uomo, Alessandro Zaghi, di Corbola, avendo la disponibilità, in quanto messo notificatore, della Panda dell’amministrazione comunale, aveva utilizzato l’annessa tessera carburante, la numero 115 del Comune di Porto Viro, per effettuare rifornimenti di mezzi diversi dalla Panda stessa, non istituzionali, in particolare della propria auto personale, in nove diverse occasioni: una a marzo, due a maggio, due a luglio e quattro ad agosto. In totale, una spesa di 280 euro. Non appena l’amministrazione comunale ha scoperto ha cosa, ha provveduto con la segnalazione, oltre a sospendere per sei mesi il proprio dipendente.
L’INDAGINE
Delle indagini si sono poi occupati i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Sabrina Duò. Zaghi, che è stato poi trasferito ad un’altra mansione, quella di usciere, è così finito a processo, chiamato a rispondere dell’accusa di peculato, la fattispecie che prevede pene fino a 10 anni per un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione di servizio la disponibilità di denaro o altri beni, se ne appropria indebitamente. Per l’accusa, il messo comunale, inquadrato come operatore esecutivo amministrativo, risultava senza dubbio un incaricato di un pubblico servizio. La difesa, affidata all’avvocato Chiara Cavaliere, ha invece motivato proprio su questo dubbio aspetto la propria richiesta di riqualificazione del reato in appropriazione indebita, ottenendo comunque il riconoscimento delle attenuanti generiche. In ogni caso già preannuncia l’impugnazione della sentenza in appello. Il Comune di Porto Viro, invece, si era costituito parte civile con l’avvocato Matteo Ercolani, ottenendo il riconoscimento di un risarcimento di mille euro.
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Ultimo aggiornamento: 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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