VENETO - «Niente allarmismi, si può continuare a donare. Basta rispettare alcune regole». Il presidente dell’Avis del Veneto, Luca Marcon, rassicura il popolo dei volontari. Ci sono anche Venezia, Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Udine tra le 31 province italiane in cui il Centro Nazionale Sangue ha imposto limitazioni alla donazione di sangue, per contrastare il proliferare del virus West Nile. Ma il messaggio dell’Avis è chiaro: la macchina del dono va avanti, e lo fa in modo sicuro.
Cosa cambia per i donatori?
«Tutti i donatori, a meno che non risiedano a Vicenza o Belluno, e che non abbiano oltrepassato i confini della propria provincia entrando nelle ore notturne nei territori “a rischio”, sono sottoposti ad un test, che si chiama Tri Nat. Se l’esito è negativo, si procede con la donazione».
E se invece l’esito è positivo, evidenziando la contrazione del virus?
«In questo caso la sacca viene buttata via e la persona sospesa finché non guarisce».
E la sospensione di 28 giorni, di cui parla il Centro Nazionale Sangue, in quali casi si applica?
«Ormai da sette anni, d’intesa con le strutture sanitarie venete, abbiamo introdotto i test Tri Nat, che ci consentono di evitare shock nella raccolta del sangue. Solo in assenza dei test le donazioni verrebbero sospese per 28 giorni. Ma non è il nostro caso».
È la prima volta che vi trovate a dover affrontare questo problema in maniera così estesa?
«No, una situazione simile si era verificata nel 2023. Mentre l’anno scorso il problema si è manifestato tardi, verso fine agosto. Ma i testi Tri Nat sono di grande aiuto, per diverse ragioni».
Quali?
«Innanzitutto, come sottolineavo, per evitare il crollo delle donazioni. In secondo luogo, perché i test che vengono eseguiti sui donatori danno anche un’indicazione su quanto sia diffusa la West Nile nel territorio».
Quanti tendono ad essere i casi?
«Di solito troviamo positive poche decine di donatori all’anno, nell’intero territorio regionale».
Poco tempo fa l’Avis stesso aveva rassicurato i donatori, poi la situazione è peggiorata. È stato un fulmine a ciel sereno?
«Il nostro compito è quello di rassicurare i donatori e anche i pazienti che lo riceveranno: il sangue viene controllato e non ci sono rischi di alcun tipo».