VENETO - L’avviso di Azienda Zero deve ancora essere pubblicato, ma l’annuncio dell’assessore Manuela Lanzarin scatena già la polemica. Il via libera in Veneto al reclutamento temporaneo di medici con titolo estero non riconosciuto suscita contrarietà sia degli esponenti politici (di centrodestra e di centrosinistra), sia dei camici bianchi. Con sfumature diverse, la richiesta alla Regione è di sospendere il provvedimento, da un lato per disciplinare meglio la verifica delle competenze e dall’altro per individuare soluzioni alternative alla carenza di personale.
I politici
Sul fronte politico va all’attacco Flavio Tosi, coordinatore regionale di Forza Italia, partito di cui è vicesegretario nazionale il governatore (dimissionario e ricandidato) Roberto Occhiuto, che in Calabria sperimenta e difende dal 2022 l’ingaggio dei sanitari cubani. A margine di un affondo sui «troppi ostacoli ai privati convenzionati», l’euro parlamentare contesta la misura veneta: «Illegittima perché è il ministero della Salute e non una Regione che ha facoltà di decidere in merito” rischiosa perché di chi sarebbe la responsabilità giuridica ove dovesse succedere qualcosa imputabile a personale non qualificato?». Frontale l’attacco dell’azzurro Tosi alla leghista Lanzarin: «Deve essere proprio in difficoltà se pensa a soluzioni del genere». Se a tuonare è un rappresentante della maggioranza, non possono essere da meno le consigliere regionali di opposizione Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto: «Durante la pandemia da Covid-19, una situazione di emergenza senza precedenti, era “accettabile” attivare percorsi straordinari per garantire la tenuta del sistema. Oggi, però, non ci troviamo in una condizione di emergenza. Se il sistema sanitario regionale soffre di una cronica carenza di personale, è perché non sono stati adottati per tempo i provvedimenti necessari. Non si può rispondere a una crisi prevedibile e strutturale aggirando i requisiti minimi di formazione e abilitazione previsti dalla normativa italiana». Per questo le portacolori del Partito Democratico, anche attraverso un’interrogazione, chiedono «con urgenza la sospensione dell’attuazione della delibera e l’apertura immediata di una discussione in commissione Sanità», puntando ad esempio a «costruire bandi più attrattivi per il reclutamento di medici e specialisti».
I camici bianchi
A proposito dei camici bianchi, è compatta la Federazione regionale degli Ordini dei medici. Riprendendo la proposta del vicepresidente nazionale Giovanni Leoni, i sette organismi provinciali sollecitano l’istituzione nei singoli territori «degli elenchi speciali temporanei a cui iscrivere i professionisti extracomunitari che abbiano ottenuto il riconoscimento dei titoli da parte della Regione», nonché l’attivazione «di una commissione regionale che coinvolga l’Università per la valutazione dei curriculum e gli Ordini per le loro funzioni istituzionali». Istanze a cui si associa il consigliere regionale azzurro Alberto Bozza. Esprimendo «forte preoccupazione», i vertici non ritengono sufficiente la legittimità della deroga Civid: «Non abbiamo mai condiviso l’utilizzo dei medici gettonisti, ma mai ci saremmo aspettati che si rinunciasse a medici italiani laureati e abilitati, molti dei quali anche specialisti, adeguatamente formati dalle nostre università, per affidare i nostri pazienti a medici stranieri extracomunitari senza adeguate garanzie così come previsto dalle leggi sul riconoscimento dei loro percorsi formativi. Non vorremmo mai che la cura fosse peggiore della malattia». Usano toni ancora più duri i sindacati Anaao Assomed, Cimo Fesmed e Aaroi Emac, rispettivamente con i segretari nazionali Pierino Di Silverio, Guido Quinci e Alessandro Vergallo: «Invece di eliminare l'odioso tetto di spesa al personale che impedisce di fatto un corretto turn over, invece di procedere all’adozione di provvedimenti strutturali per il reclutamento di professionisti in possesso di tutti i requisiti di legge che garantiscano la sicurezza dei cittadini, si continua a inventare soluzioni sempre più fantasiose per rispondere alle criticità che affliggono i servizi di emergenza-urgenza, i pronto soccorso e gli ospedali italiani». Le tre sigle stigmatizzano così la decisione veneta: «Siamo allo sbando, e il folle progetto di autonomia differenziata peggiorerà la situazione, dato che tutte le Regioni d’Italia, avendo il medesimo problema, potranno imitare il Veneto facendo quel che vogliono, lasciando i cittadini in balìa di un Servizio sanitario nazionale sempre più “creativo”, a crescente discapito della qualità delle prestazioni necessarie alla loro salute».