TRENTINO - Appena si è spalancato il cancello, Jj4 è uscita al galoppo. Trasferita dal Trentino alla Germania, l'orsa che uccise il giovane Andrea Papi ha vissuto la sua prima settimana di relativa libertà nella nuova struttura all'aperto, dopo i primi giorni di graduale ambientamento all’interno del rifugio. «E lo ha fatto con una determinazione impressionante», raccontano i volontari attraverso il canale “Alternativer Wolf- und Bärenpark Schwarzwald”, il centro della Foresta Nera che confida di poter stemperare le polemiche sulla gestione del grandi carnivori sulle Dolomiti. Ma per un caso che si chiude, ce n’è un altro che si (ri)apre: a Nordest torna a montare la polemica sui lupi, fra ordinanze di abbattimento e ricorsi in difesa.
L’accoglienza
Come dice il nome tedesco, è dedicato all’accoglienza di entrambe le specie il “Parco alternativo dei lupi e degli orsi”, anche se ultimamente è conosciuto in particolare per l’ospitalità offerta a Jj4, attraverso lavori costati un milione e finanziati con donazioni. Nelle giornate successive all’arrivo, avvenuto nella notte fra il 19 e il 20 luglio, l’area era rimasta chiusa alle visite («Jj4 continua ad avere bisogno di riposo per adattarsi», era stato spiegato), ma poi l’orsa ha potuto cominciare a perlustrare il suo nuovo habitat. «Jj4 ha saputo subito cosa fare: uscire nel verde. Attenta, ha esplorato la nuova area passo dopo passo. Ha fatto un rapido bagno, ha esplorato attentamente i dintorni e infine si è sistemata tra fitti rovi di more», specificano gli operatori, dettagliando attività come la raccolta di frutta e verdure per l’alimentazione della plantigrada e degli altri animali custoditi.
Il dibattito
Una narrazione teutonica ben diversa dai toni di scontro che invece continuano a caratterizzare il dibattito nordestino sulla gestione della fauna selvatica. Ultimamente sono i lupi a far discutere. Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, ha firmato un’ordinanza che autorizza il prelievo di due esemplari in Alta Val Venosta, dove tra maggio e luglio si sono verificati 31 attacchi contro gli animali al pascolo. A stretto giro le associazioni Leal, Leidaa e Oipa hanno presentato al Tar un’istanza cautelare per chiedere la sospensione del via libera all’abbattimento, sottolineando tra l’altro il fatto che il declassamento europeo del lupo da specie “particolarmente protetta” a “protetta” non è stato ancora recepito nell’ordinamento italiano. Un adeguamento normativo che invece i sindaci del Trentino attendono con impazienza, a leggere il documento firmato da 18 primi cittadini insieme a Claudio Ceppinati, presidente della Comunità Valsugana e Tesino, area che finora ha registrato il 46% delle predazioni avvenute in provincia: «Consentirà, nel rispetto delle regole europee e del parere Ispra, una gestione più snella e funzionale degli abbattimenti mirati». L’ennesimo assalto ha visto soccombere l’asinello allevato in una fattoria a Castel Ivano, a pochi chilometri dal confine bellunese. Del resto il Veneto non è immune al problema. Secondo gli ultimi dati della Regione, il lupo è presente nel 37% del territorio, con 18 branchi già censiti e 3 coppie da confermare. All’inizio dell’estate il ministero dell’Ambiente e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale hanno accolto la richiesta di Palazzo Balbi sull’utilizzo dei proiettili di gomma calibro 12, da parte delle polizie provinciali, come intervento di dissuasione nei casi di esemplari che manifestano comportamenti di confidenza nei confronti dell’uomo. L’intervento è stato autorizzato fino a dicembre su tutto il territorio regionale, dopo la sperimentazione avviata nel 2023 nel Bellunese e nel 2024 nel Trevigiano.