Addio Davide, "cavallo pazzo" con il basket nel Dna

Venerdì 12 Marzo 2021 di Daniela Pillon
Davide Lot, 59 anni

SACILE - Celebrato ieri a Monopoli il funerale di Davide Lot, 59 anni, ex campione di pallacanestro di origine sacilese (tra i cugini sacilesi anche l'assessore Roberta Lot). Da molti anni viveva in Puglia con la moglie e i figli. Soprannominato cavallo pazzo, Davide, dopo una carriera da campione, aveva intrapreso quella di allenatore con successi insperati. Suo il merito di aver portato, nel 1992, la Trapani basket in A1. Con il suo metro e novanta d'altezza, il suo fisico atletico e lo spirito di autentico guerriero, era lanciato verso continui i successi quando, ancora giovane, una grave malattia degenerativa lo aveva letteralmente piegato in due costringendolo a ritirarsi e ad appendere le scarpette al chiodo.
IL PRODIGIO La pallacanestro, però, gli era rimasta nel cuore tanto da compiere, seppur per poco, un autentico miracolo proprio quando tutto pareva perduto. Francesco Mannella, un suo amico, riporta commosso in facebook la testimonianza di un allenatore di basket, Arturo, che aveva avuto l'avventura di conoscerlo in una circostanza particolare. Arturo era stato contattato un giorno dal dottor Nicola Modugno che lo aveva informato dell'intenzione di accompagnare a un allenamento un ex giocatore devastato dal Parkinson giovanile. Piegato e traballante sulle gambe, Davide si era recato, poco dopo, in palestra mentre Arturo stava allenando. Sorretto con difficoltà dal medico, si era presentato con tanto di calzoncini corti e le All stars ai piedi . Pareva un vecchio piuttosto malconcio. Il medico aveva accompagnato Davide a bordo campo e si era allontanato. Con immenso stupore di giocatori e allenatore, l'uomo, con enorme fatica, aveva raggiunto l'area di gioco tra l'imbarazzo generale. Si temeva potesse cadere a terra e farsi male. Arturo gli aveva fatto passare molto lentamente la palla e rimase a bocca aperta quando lo vide rizzarsi dritto sui piedi e rilanciare in modo perfetto. Lo stupore era destinato ad aumentare mentre, per tutta la partita, lo osservava palleggiare, correre e infilare un canestro dietro l'altro come fosse la cosa più naturale del mondo. Appena si allontanava per bere un sorso d'acqua, Davide riprendeva però a tremare e zoppicare. All'amico dottore, che nel frattempo era rientrato e gli chiedeva se avesse visto Davide Arturo, per tutta risposta gli indicò quel demonio che dall'altra parte del campo stava distruggendo il mio quintetto più forte. Il medico, commosso, spiegò che l'uomo stava attivando i suoi schemi motori di base e usando la memoria cestistica per mettere, seppur per poco, a tacere la sua malattia.
LA MALATTIA Era il 2002 e Davide era davvero molto malato, ma in tanti anni il basket aveva scavato così profondamente dentro il suo cuore da risvegliare, come per un incantesimo, il campione che era stato. Per quasi un anno continuò a recarsi ogni tanto in palestra e a giocare la sua partita. Un altro ricordo di Arturo che Mannella riporta è legato alla notte di Natale del 2009 quando l'allenatore, poco prima della mezzanotte, ricevette una telefonata dal dottor Modugno. Davide era ricoverato in una clinica ma stava facendo il pazzo perché voleva a tutti i costi allenarsi. Ovviamente, la notte di Natale, le palestre erano chiuse e Arturo, giunto di corsa alla clinica, sudò 7 camicie per convincere Lot ad accettare un compromesso. «Cinque minuti dopo chiunque fosse passato lì fuori avrebbe trovato un idiota con i capelli bianchi, giubbino pesante, cappuccio e cronometro che prendeva i tempi sui 100 metri a un pazzo scatenato e adorabile che correva e gridava sotto l'acqua» Neppure il miracolo di Natale, però, poté battere la malattia che stava devastando il corpo del campione e che, dopo anni di sofferenza , ha vinto lo spirito guerriero di cavallo pazzo, il gigante dal sorriso irresistibile. «Di lui conservo un bellissimo ricordo - ricordas commossa la cugina Roberta -. Abbiamo trascorso insieme gli anni dell'infanzia. Amava teneramente i suoi familiari e il suo cane, ma la pallacanestro era il suo vero grande amore: non si stancava mai di seguire per ore e ore le partite in Tv».
 

Ultimo aggiornamento: 19:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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