Toni Negri, l'insegnamento all'università di Padova e la nascita di Autonomia operaia

Il leader del movimento di estrema sinistra insegnò per anni al Bo, fino all'arresto nel processo "7 aprile"

Sabato 16 Dicembre 2023 di Silvia Moranduzzo
Toni Negri

PADOVA - La sua aula era al piano terra. Appena si entrava nel palazzo della facoltà di Scienze politiche si girava a destra ed ecco che alla cattedra sedeva Antonio Negri, Toni il «cattivo maestro», morto a 90 a Parigi questa notte, tra il 15 e il 16 dicembre. Nato nella città del Santo nel '33 è conosciuto come una delle figure di spicco degli anni Settanta in Italia, leader del movimento Autonomia Operaia. Nel 1967 ottiene la cattedra di Filosofia politica al Bo e diventa direttore dell'Istituto di dottrina dello Stato. Arrestato nell'operazione «7 aprile» del 1979, su ordine del sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero, con l'accusa di far parte delle Brigate rosse che ordinarono l'uccisione dello statista democristiano Aldo Moro, verrà condannato a dodici anni di carcere con l'accusa di esserne «moralmente responsabile». Il suo saggio "Impero" (Rizzoli), scritto con il filosofo statunitense Michael Hardt, è divenuto uno dei manifesti del cosiddetto «movimento no global».

L'Università di Padova

Erano anni bollenti, anche l'Ateneo patavino era spaccato. C'era chi vedeva in Negri l'uomo nero e chi vedeva in lui una guida. In un'intervista rilasciata nel 2014, disse dei suoi colleghi: «Sono diventato professore ordinario molto giovane e sono stato considerato un po’ un marziano per la mia età ed il mio essere comunista. Alcuni miei superiori mi prendevano in giro, in particolare il rettore Opocher, che era anche il mio maestro, diceva che ero un anarco-trotzkista... Non ero né anarchico, né trotzkista ma era contento così quindi lo ero anche io. Quando sono arrivato alla facoltà di Scienze politiche credo fossimo in tre o quattro professori ordinari. Allora esisteva ancora il sistema baronale, cioè i professori ordinari comandavano effettivamente, si dividevano il denaro, si occupavano dell’organizzazione dell’università, in particolare per quanto riguardava il personale. Io ho fatto quello che facevano tutti gli altri, ho cercato di creare un istituto di persone competenti: c’erano Luciano Ferrari Bravo, Sergio Bologna, Maria Rosa Dalla Costa, Gambino... tutte persone fuori dal comune che sono riuscito in qualche modo a sistemare, alcuni come assistenti ordinari, altri come assistenti straordinari o incaricati. Ho avuto grossi fondi a disposizione dal Cnr grazie ai quali ho sistemato altre persone. Alla fine ho costruito un istituto di una quindicina di persone che servivano sia al lavoro interno che ad una forte produzione scientifica: abbiamo svolto due grandi ricerche al Cnr sulla Costituzione europea e sul formarsi dell’Europa, inoltre dirigevamo una piccola collana da Feltrinelli di Scienza politica. Credo che ci fosse anche un po’ di gelosia da parte dei miei colleghi di fronte al nostro lavoro».

Anni in cui alcuni docenti subirono attacchi dagli studenti affiliati ai movimenti di estrema sinistra. Si andava dall'entrare in aula e impedire lo svolgimento della lezione alla pistola. Angelo Ventura, docente di Storia contemporanea, il 26 settembre 1979 è stato gambizzato. E così Toni Negri aveva descritto quei momenti: «I rapporti sono diventati pesanti con i miei colleghi solo dopo che gli studenti hanno cominciato a mobilitarsi: ci sono state anche cose molto sgradevoli, in effetti, all’interno dell’università, sono stati picchiati dei professori che forse... insomma, bastava ricordare loro di essere più gentili. Ci sono state tante cose che evidentemente non erano ben fatte, c’è stato un certo estremismo ma erano episodi dei quali né io, né i compagni dell’istituto avevamo alcunché a che fare, infatti siamo stati tutti assolti.

Qui sta il paradosso di tutta la vicenda, nata attorno ad un istituto di Padova, per cui hanno inventato e ci hanno caricato addosso le cose più inimmaginabili: non c’è un solo professore dell’istituto di Padova, me compreso, che non sia stato assolto in appello. Quelli che sono stati condannati, io in particolare, siamo stati condannati per le cose che abbiamo fatto a Roma o a Milano. Per Padova continua a girare questa voce che è una stupidaggine perché è falsa, non solo dal nostro punto di vista ma anche da quello della giustizia».

Cattivo maestro

Toni Negri non si è mai considerato un "cattivo maestro": «Sono quelle cose sulle quali non c’è nulla da pensare, sono delle sciocchezze. Alla fine, cosa vuol fare, si fa buon viso a cattivo gioco. Soprattutto quando ero sotto processo, quest’immagine era molto pesante... Me ne importa molto poco delle definizioni che mi attribuiscono ma è stata dura».

Un "cattivo maestro" che, nonostante la piega presa da coloro che si sono ispirati alle sue parole, ha rifiutato la lotta armata«Attaccare il cuore dello Stato era un’illusione. La rivoluzione non è una cosa che ci si inventa nella testa ma bisogna misurarla con molta concretezza, bisogna acquisire una spinta reale che permetta di rovesciare l’assetto attuale. Era irrealistico un attacco allo Stato: lotta armata significa guerra civile. Volevamo costruire un’altra idea di comunismo ma non avevamo la verità in tasca, come erano convinti i brigatisti».

Toni Negri con Massimo Cacciari

Il libro della figlia Anna

«Con un piede impigliato nella Storia» è il titolo del libro di Anna Negri, il racconto di ciò che ha visto, di come ha vissuto il fatto di essere figlia dell'ispiratore di Autonomia Operaia. Da un lato c'è la figura paterna, assente, contraddittoria, complessa, capace di suscitare alternativamente sarcasmo e invidia nei compagni di scuola. Dall'altro, un percorso di crescita e maturazione che ha come tutori hippy e intellettuali, famiglie bene e rivoluzionari armi in pugno. Sullo sfondo il terrorismo, la politica extraparlamentare, i movimenti. E poi il padre in carcere, il suo periodo francese, l'irreperibilità, i trasferimenti forzati della famiglia.

Un libro che non poteva passare inosservato al docente, che nel 2014 ha detto: «L’ho preso come un atto d’amore più che come un distacco da me, lei riporta le sue sofferenze ma sono anche abbastanza convinto che la mia vita non sia certo quella di un padre... ma sa, non ho mai capito... Io sono contro la famiglia borghese: ad alcune istanze al riguardo che vengono dal Sessantotto ho sempre aderito fin da ragazzo. Credo che quando si vuole bene a qualcuno basti. L’istituto è qualcosa che non mi piace. Se si vuol bene ad una persona, si vuole vivere con lei o si vuol fare dei figli con lei si hanno delle responsabilità nei suoi confronti evidentemente. Alcune volte ho avuto l’impressione che nel libro di mia figlia ci sia la nostalgia di una famiglia posticcia e borghese che, forse, siamo stati per qualche tempo, più a causa della mia famiglia, di mia moglie, eccetera. Sono grossi problemi sui quali è difficile tornare soprattutto perché non sono ancora chiusi».

Il cordoglio

«Ciao Toni, Maestro, Padre, Profeta. Hai attraversato il deserto. Ora c'è il mare. Ma resterai per sempre». Così Luca Casarini, ex leader dei Centri sociali del Nordest, ricorda la figura di Toni Negri.
«Al di là di tutto di Toni Negri rimane il suo rilievo culturale e intellettuale che spero venga ricordato anche dai suoi nemici». Lo ha detto il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia. «Per me è una grande perdita - ha aggiunto - io ho cominciato con lui 60 anni fa a fare filosofia e politica, poi ovviamente ci sono state fasi diverse» ma Toni Negri rimane «un grande studioso di filosofia e di filosofia del diritto, che ha scritto libri importantissimi di rilievo internazionale».
«Definire Toni Negri come il "cattivo maestro", significa vedere solo una parte della sua storia, dimenticando il resto
» sono le parole del capogruppo consiliare Verde Progressista ed ex vicesindaco di Venezia, Gianfranco Bettin, le definizioni del leader di Autonomia. Secondo Bettin «si può capire, perché l'Italia è stata molto segnata da quegli anni, ma restare prigionieri di quell'epoca senza riconoscere il resto è un peccato. Toni Negri era molto più apprezzato all'estero, qui è stato più incompreso». Negri è stato «una delle figure più importanti della seconda metà del '900, molto influente su movimenti politici e sociali, soprattutto quelli ispirati da una interpretazione più radicale del marxismo, caratterizzato della capacità di trasformare un pensiero in azione», e in Veneto «lui e il suo gruppo furono tra i primi a studiare il cosiddetto 'modello del Nord Est', tra gli anni '60 e i primi anni '70 è stato molto presente a Porto Marghera, ma anche a Schio, dove c'erano i poli industriali. Poli che criticava, proponendo come alternativa - ha concluso Bettin - una fabbrica diffusa sul territorio».
«Una vita piena, gioiosa, degna di essere vissuta. Ha formato intere generazioni di studiosi e di militanti politici. In molti abbiamo avuto la fortuna di averlo tra i nostri ottimi cattivi maestri». È il ricordo espresso da Beppe Caccia, rappresentante di Mediterranea Saving Humans, Ong impegnata nei salvataggi di migranti in mare, ex esponente dei centri sociali del Nordest. «Ci ha insegnato il gusto dell'eresia, in primo luogo verso gli scontati dogmi della sinistra. Ci ha insegnato a osare la disobbedienza, verso ogni forma di ingiustizia. Ci ha insegnato a comprendere il mondo per trasformarlo, la passione per la conoscenza e il cambiamento radicale dell'esistente. Non si può che essergli grati».
«Lo ricordo innanzitutto come mio docente di Dottrina dello Stato, presso la facoltà di Scienze politiche di Padova, geniale e instancabile, esigente e rigoroso. Assieme a Ferruccio Gambino, relatore della mia tesi di laurea, a Maria Rosa Dalla Costa, mia prima maestra di femminismo, e ad altre e altri docenti e ricercatori del Dipartimento da lui guidato, è stata una figura centrale per la mia formazione culturale e politica. Esprimo il mio profondo cordoglio per la sua morte, nella certezza che la sua persona e la grande produzione di pensiero che ci lascia troveranno la giusta collocazione nella storia che sicuramente liquiderà l'etichetta di 'cattivo maestrò». Così Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.

Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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