«Io, studentessa di sedici anni, molestata nel bus diretto a scuola»

Martedì 20 Ottobre 2020 di Marco Aldighieri
«Io, studentessa di sedici anni, molestata nel bus diretto a scuola»

L’incubo per una studentessa padovana universitaria di 21 anni, all’epoca dei fatti ne aveva 16, ieri davanti ai giudici del Tribunale collegiale è finito con la condanna a un anno e dieci mesi del suo molestatore. «Dopo quell’episodio sono stata costretta a chiedere aiuto a uno psicologo» ha raccontato la vittima affiancata dal suo legale Luisa Granata. Il pubblico ministero Giorgio Falcone, titolare del fascicolo, aveva chiesto un anno e otto mesi, ma i tre giudici sono stati più severi nei confronti del cittadino pakistano di 43 anni Shahid Abbas. 
Era il 14 gennaio del 2015, più di cinque anni fa, quando la vita di una adolescente padovana si è trasformata in un inferno. «Quella mattina, come sempre, ero salita alla fermata di Ponte di Brenta sull’autobus numero 18, oggi è il 10, per raggiungere la mia scuola in centro storico. Il mezzo - ha ricordato la studentessa ieri presente in aula - a quell’ora del mattino era stracolmo di viaggiatori. Tanto che avevo difficoltà nel muovermi. All’improvviso qualcuno mi ha toccato il fondo schiena. In un primo momento ho pensato a un movimento accidentale, visto l’affollamento nel bus, ma poi sono stata di nuovo toccata a più riprese sul fondo schiena. Non sono riuscita a urlare e per difesa mi sono chiusa in me stessa. E quando mi sono girata per vedere chi era stato, mi sono trovata di fronte a un uomo con un sorrisino beffardo stampato sul volto». A questo punto, la sedicenne terrorizzata, ha cercato una via di fuga. «Disperata - ha ripreso - mi sono avvicinato all’uscita a fianco del conducente. Quando l’autobus è arrivato alla fermata della stazione ferroviaria, sono scesa per prendere il tram. Ma a sorpresa mi sono ritrovato quell’uomo davanti a me: mi stava aspettando all’uscita del bus e mi ha toccata nelle parti intime. Sotto choc, sono scappata e sono arrivata in classe in ritardo. Ho chiamato mia madre al telefono, e poi ho raccontato quanto mi era accaduto a un mio compagno e a un mio professore. In un secondo momento mi sono recata in Questura per presentare la denuncia».
La polizia, il giorno dopo, ha ripercorso con un paio di agenti il tragitto della linea 18 da Ponte di Brenta alla stazione dei treni, e gli inquirenti a bordo del mezzo pubblico hanno trovato lo straniero descritto dalla vittima. In aula, a testimoniare di quanto aveva sofferto la ragazza per quelle molestie, sono venuti il docente e il compagno di classe preoccupati per come avevano visto sotto choc la studentessa. La giovane, negli anni, è stata costretta a diverse sedute dallo psicologo, per cercare di superare il trauma. 
 

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