Sanitari, 2.000 no al vaccino tra ospedali, distretti e Rsa

Martedì 1 Giugno 2021 di Gabriele Pipia
Ancora alto il numero dei sanitari non vaccinati
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PADOVA - Medici e infermieri, psicologi e fisioterapisti. Ma anche tecnici radiologi, logopedisti e tutte le altre figure a stretto contatto con i pazienti. Sono duemila gli operatori sanitari non ancora vaccinati che operano negli ospedali, nei distretti e nelle strutture assistenziali della provincia di Padova. Oltre il 70% è rappresentato da infermieri e oss. Le raccomandate con gli ultimatum sono già partite e giugno sarà un mese molto caldo da questo punto di vista: il mese in cui potrebbero scattare i primi provvedimenti. 
Cinquecento sono dipendenti dell’Ulss Euganea, altrettanti sono quelli dell’Azienda ospedaliera e un migliaio sono in servizio tra case di riposo, residenze per disabili e altre strutture assistenziali.

In molte di queste si è deciso di continuare a far lavorare il personale non vaccinato bardato come se fosse in un reparto Covid. Ma più di qualcuno, immaginandosi un’intera estate al lavoro in casa di riposo vestito come un’astronauta, alla fine ha deciso di farsi vaccinare. 


LA LEGGE
Il decreto dello scorso 1. aprile firmato dal premier Draghi prevede l’obbligo di vaccinazione per tutti gli operatori sanitari a meno che non venga prodotto un certificato medico. A valutare ogni singolo caso è l’azienda sanitaria di competenza territoriale: l’Ulss Euganea si occupa dunque di tutti i lavoratori residenti in questa provincia. Dopo aver ricevuto dalla Regione i nominativi dei lavoratori non vaccinati, l’Ulss nelle ultime settimane ha inviato le raccomandate di sollecito invitando tutti a presentare la documentazione che giustifichi la rinuncia (ma diverse lettere giacciono ancora negli uffici postali, non ritirate dai diretti interessati). Se questa giustificazione non arriva, è la stessa Ulss a fissare un appuntamento inderogabile per la vaccinazione. Poi, se il lavoratore non si presenta, scatta il provvedimento.


LA CONSEGUENZA 
La legge dice che il dipendente può essere demansionato ad altro ruolo e con una retribuzione corrispettiva a quel nuovo ruolo: chi lavorava in corsia con i pazienti può dunque trovarsi a fare l’impiegato amministrativo in una stanza isolata e con uno stipendio inferiore. Se però trovare una nuova collocazione risulta impossibile, ecco che scatta addirittura la sospensione dal servizio: niente lavoro e niente stipendio fino al 31 dicembre 2021. 


L’ORDINE 
Intanto si sta muovendo concretamente anche l’Ordine dei Medici di Padova: ieri mattina il presidente Domenico Crisarà ha inviato una seconda richiesta formale all’Ulss per ottenere l’elenco di tutti i medici non vaccinati. «Vogliamo capire chi sono - spiega Crisarà -, poi convocheremo i medici interessati, li ascolteremo e valuteremo se ci saranno i presupposti per l’apertura di un procedimento». 
Crisarà chiede anche e soprattutto celerità: «Il decreto è in vigore dall’inizio di aprile e teoricamente per prendere provvedimenti basterebbero poco più di venti giorni. Sembra la classica cosa all’italiana: c’è la legge ma mancano le certezze sull’applicazione. Il decreto parla chiaro e mi auguro che si possa accelerare. L’applicazione della legge, con i demansionamenti e le eventuali sospensioni dal servizio, spetta ai datori di lavoro. Noi ci occuperemo in seconda battuta dell’aspetto deontologico». 


LE RSA
In provincia di Padova il problema più grande riguarda le sessanta strutture assistenziali: 38 sono case di riposo, le altre sono strutture per disabili, centri diurni e altre residenze per persone fragili. Ci sono realtà dove il personale non vaccinato è solo il 2% e altre residenze dove si arriva al 20% (soprattutto oss). «Non è una situazione facile perché se il decreto verrà applicato molti lavoratori verranno sospesi e quindi si creerà una situazione di carenza di personale visto che già adesso siamo in grande sofferenza» ammette il sindacalista Michele Roveron della Cisl Fp.

 
I MEDICI DI BASE
Un capitolo a parte è quello dei medici di famiglia. In provincia di Padova i non vaccinati sono 10 su 600 ma in caso di sospensione dal servizio il problema esploderà. Ogni dottore, infatti, si porta dietro fino a 1.500 pazienti: spetterebbe all’Ulss ricollocarli da altri medici o trovare per tutti un nuovo medico sostituto. 

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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