Addio a Gianni Boetto, il barista che creò l'ospedale delle piante

Lunedì 10 Gennaio 2022 di Luisa Mobriato
Gianni Boetto, il barista che amava le piante
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PADOVA - Si è spento a 75 anni, dopo una malattia contro la quale ha lottato con la forza che sempre l'ha contraddistinto, Gianni Boetto, titolare dell'omonimo bar, molto conosciuto in città anche come creatore dell'ospedale delle piante.

L'uomo lascia la moglie Paola, il figlio Riccardo dirigente medico all'unità di Chirurgia e del centro trapianti di fegato dell'ospedale di Padova e la nipotina Giulia da poco arrivata ad allietare la famiglia.

IL DOLORE

La notizia della sua scomparsa ha suscitato dolore e tristezza fra le tantissime persone che frequentavano il suo locale trovando, come sottolineano, una persona squisita, cortese e gentile che sapeva creare nel suo locale un'atmosfera accogliente e familiare. Un bar nato decenni fa e punto di riferimento per la zona quando ancora rivira Mussato, nei pressi del ponte Tadi, offriva a residenti e padovani un'ampia scelta di negozi di vicinato. Uno di questi era un fruttivendolo confinante col suo bar che si trasferì diversi anni fa. Uno spazio vuoto che Gianni pensò di utilizzare per dare concretezza ad un'altra delle sue passioni: il verde e la natura.

L'INIZIATIVA

Nacque così in città l'unico ospedale delle piante. Affisse un cartello sulla vetrina che recitava Hai una piantina in difficoltà? Passa da Gianni, proverà a salvarla con piacere e senza una lira e ben presto in tantissimi risposero al suo appello e il locale si riempì di piantine ammalate che lui curava con tanto amore quasi sempre riuscendo a restituirle verdi e vigorose. Spesso passando di fronte al negozio si potevano notare piante bisogne di luce esposte al sole, un'abitudine che contribuiva anche ad abbellire quell'angolo della città. «Da sempre amo la natura, la terra, gli animali. Mi piace coltivare fiori e ortaggi. Avendo una stanza libera, quindi, ho deciso di metterla a disposizione delle piante malate. In modo assolutamente gratuito. Il mio impegno è ripagato dal fatto di vedere che alcune, completamente ristabilite, posso riconsegnarle ai proprietari. Come intervengo? Cambio la terra, metto il concime, do l'acqua. Sono esseri viventi, che hanno bisogno di cure: io con le mani sento la terra e capisco di che cosa hanno bisogno». Parole con le quali lui stesso spiegava il suo amore non solo per le piante ma anche per le persone che lo contraddistingueva.

L'ORTICELLO

Boetto non si era limitato all'ospedale ma si era occupato anche dell'argine retrostante il suo locale dove aveva piantato alberi da frutto e vigne, dove si poteva sostare in mezzo al verde. Tante le manifestazioni di affetto e cordoglio. Tra questi le parole di Vanda Pellizzari per molti anni vicina di casa e amica di famiglia dei Boetto. «Ci conoscevamo da prima che aprisse il suo locale ed è nata una bella e forte amicizia tanto che nel suo locale abbiamo organizzato la festa di laurea di mia figlia - ricorda Pellizzari - una persona riservata ma affabile e molto corretta, è un dolore, con lui se ne va una parte di storia di Padova».
 

Ultimo aggiornamento: 17:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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