Pronto un esercito di baby sitter: per chi non va all'asilo

Mercoledì 9 Settembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Bimba al parco con la sua baby sitter

PADOVA - I piani di battaglia sono quasi pronti. L’esercito di baby sitter sta rispolverando le armi accantonate durante il lockdown: mascherina, gel igienizzante e una bella scorta di pazienza. Dall’altro lato del campo i genitori si stagliano in difesa e già hanno iniziato a contattare agenzie, consulenti, associazioni e amici per trovare una persona affidabile. A far scattare la guerra sarà il primo caso di contagio a scuola, quando l’intera classe dovrà essere messa in quarantena per 14 giorni. E con chi resterà il bambino se entrambi i genitori lavorano, ora che lo smart working sembra una realtà che molti si sono lasciati alle spalle? La baby sitter.

"NON SOLO TATA"
«Il nostro lavoro si era fermato durante il lockdown perché molti genitori lavoravano da casa, quindi era drasticamente calata la necessità di trovare un aiuto esterno, ma ora c’è un grosso aumento di richieste – spiegano Elisa e Federica Ravazzolo, consulenti padovane specializzate nel settore del servizio Non solo tata –. Anzi, abbiamo ripreso subito e le telefonate stanno aumentando ogni giorno: in media abbiamo cinque richieste la settimana. Prevediamo un vero e proprio boom con l’apertura delle scuole». Non solo tata si occupa di aiutare le famiglie a trovare baby sitter ed educatori e di favorire l’inserimento di queste figure all’interno dell’ambiente casalingo. «Lavoriamo con persone di età superiore ai 22 anni e ci sono anche uomini, soprattutto educatori e tutor per le lingue, molto meno come baby sitter ma crediamo sia un fatto di mentalità: normalmente la baby sitter è una figura femminile» dicono le consulenti. Ci sono anche genitori che già hanno assunto qualcuno per evitare di mandare all’asilo i propri figli. «Hanno optato per una scelta alternativa – dice Isabella Robbiani, psicologa e referente del progetto Mary Poppins dell’associazione Genitorialità –. Alcune famiglie hanno preferito tenere a casa il bambino con una persone di fiducia per la paura del contagio. Forse si riuscirà a riconoscere l’importanza di questo lavoro che comporta una grande responsabilità dal punto di vista educativo e formativo. La baby sitter spesso diventa un punto di riferimento per il bambino e ha, quindi, delle responsabilità nei suoi confronti».

PUERICULTURA E PRIMO SOCCORSO
E proprio in vista del boom di domande l’associazione Genitorialità sta valutando se riprendere i propri corsi in modalità a distanza. «Dal 2010 facciamo regolarmente dei corsi che conferiscono una qualifica professionale – spiega Robbiani – La richiesta è molto varia, si va dalle studentesse giovani a persone più mature. Durante i corsi si tratta di puericultura ma anche di primo soccorso e sono aperti a chiunque, sia a persone che si avvicinano per la prima volta a questo genere di lavoro sia a coloro che hanno già esperienza e che vogliono aggiornarsi». Ma che succede se la baby sitter contrae il virus? «Ad oggi non c’è un protocollo specifico che tuteli le baby sitter in caso di contagio da coronavirus – rispondono le consulenti Ravazzolo –. Se c’è un contratto è quello delle badanti e quindi interviene l’Inail, altrimenti si resta scoperte, non c'è nessun tipo di assicurazione. Il rischio è reciproco, alcune famiglie hanno pagato il test sierologico o il tampone alla propria baby sitter prima che cominciasse a lavorare, o hanno promesso di farlo. In questo modo si sentono più sicure. Ovviamente non si può pretendere che la baby sitter resti chiusa in una stanza quando non lavora quindi un certo margine di rischio c'è e bisogna esserne consapevoli».

LE PRECAUZIONI CONSIGLIATE
E ci sono delle accortezze che, proprio per ridurre la possibilità di contagio, devono essere seguite dalle baby sitter. «La cosa più importante sarebbe cambiarsi d’abito quando si arriva in casa del bambino e usare solo determinati vestiti per quella casa, indossare la mascherina se richiesto dalla famiglia, lavarsi spesso le mani – elenca Robbiani –. Ma anche togliere le scarpe, portare le unghie corte, raccogliersi i capelli. Tutto ciò che è igiene personale, insomma. Misure che, in realtà, già dovrebbero essere adottate ma in questo periodo ci si fa più caso. E soprattutto fare attenzione a qualsiasi sintomo, avvisando immediatamente la famiglia.

Nulla deve essere sottovalutato, la raccomandazione è di essere responsabili verso di sé e verso i bambini che si accudiscono».

Ultimo aggiornamento: 08:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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