Il sostituto procuratore Gallego: «Reati contro le donne in crescita, Pool al lavoro»

Mercoledì 25 Novembre 2020 di Olivia Bonetti
Il sostituto procuratore Gallego: «Reati contro le donne in crescita, Pool al lavoro»

BELLUNO - Una direttiva ad hoc del procuratore Paolo Luca e un’area con 3 sostituti che si occupano di quel tipo di reati. Ieri, in vista della Giornata contro la violenza sulle donne che si celebra oggi, la Procura ha dato uno spaccato di questa piaga che affligge il Bellunese: i reati collegati alla violenza di genere sono una delle materie su cui in provincia l’attenzione è massima e rappresentano la fetta più grossa dei procedimenti penali. Il sostituto procuratore Roberta Gallego, che è a capo del pool fasce deboli, spiega come questi fascicoli siano di anno in anno in aumento e come la nuova legge sul Codice Rosso, nata per garantire in tempi rapidi ai procedimenti, di fatto non abbia portato grosse novità a Belluno dove una sentenza per questo tipo di reati arriva in media, nel giro di 1 o 2 anni dalla denuncia.
Quanto pesano ogni anno questo tipo di procedimenti nel totale delle inchieste?
«Sono un numero cospicuo. Basti pensare che non sono stati toccati nemmeno dal calo fisiologico dei numeri che si è registrato nel periodo di lockdown per gli altri reati. Le violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, abusi sessuali e stalking sono rimasti in linea con gli anni precedenti. Anzi forse c’è stato un leggero aumento. In questo momento c’è un’area che di specialità, che di recente è stata rivista (oltre alla dottoressa Gallego ci sono il dottor Simone Marcon e il nuovo pm che si è insediato lunedì Alberto Primavera ndr). Ci sono due pool specializzati: la Seconda sezione della squadra Mobile e il Nucleo fasce deboli dei carabinieri. In questo caso c’è un’evidente sofferenza, perché il Nucleo fasce deboli è costituito da 3 militari, invece dovrebbe essere costituito da un minimo di 4. Ma abbiamo speranze, con garanzie degli ufficiali, che si ripianerà il buco, con un nuovo componente». 
La legge sul codice rosso, che dà una corsia veloce per questo tipo di reati, cosa ha cambiato?
«Di recente il procuratore ha emanato una direttiva molto completa e complessa sulla gestione delle indagini e indicazioni normative, alla luce del codice rosso. C’è da dire che nella nostra provincia non è cambiato nulla: i fascicoli andavano avanti spediti anche prima. Ci sono i ragazzi che lavorano 16 ore al giorno, non conoscono recupero, riposo, anche di sabato e domenica con estrema professionalità».
Qual è il caso che l’ha colpita di più?
«Non affrontiamo con la pancia tutte le indagini, perché altrimenti ci si sconvolge professionalmente e può esser più faticoso emotivamente, può essere più difficile da digerire. E soprattutto non faremmo un buon servizio all’utenza se ci lasciassimo sconvolgere. Detto ciò, sono tantissime le fattispecie nel corso di questi anni di cui ci siamo occupati. Posso dire che sono contenta quando il risultato che portiamo dal punto di vista giudiziario lenisce qualche ferita e magari la parte offesa ti viene a trovare dopo 10 anni e ti porta i bimbi. O qualche abusante viene a trovarti e ti ringrazia per averlo fatto smettere. È successo».
Perché questo tipo di reati sono così diffusi nella nostra provincia?
«È un fenomeno che cresce a livello nazionale, non particolarmente nella nostra provincia. Certo la nostra è una provincia chiusa, che ha una scarsa viaggiabilità, quindi le tensioni intra-territoriali sono più forti. Inoltre è una provincia dove si rimarca un abuso di alcol e l’alcol slatentizza determinati comportamenti aggressivi e violenti in un momento di crisi dove le difficoltà economiche non aiutano le relazioni famigliari. Ma niente di straordinario rispetto a altre province. C’è forse un diverso rapporto tra sommerso e affiorato: a Belluno c’è sempre stata molta attenzione a queste indagini e ci sono stati processi relativamente rapidi così forse anche la decisione di denunciare può essere agevolata. Ci sono denunce in crescita e le donne hanno più consapevolezza».
Lei spesso parla i ragazzi con incontri nelle scuole, pensa che i giovani abbiano una maggiore consapevolezza del problema?
«Un po’ e un po’.

Spesso i ragazzi sono lo specchio delle loro famiglie, spesso hanno una visione mutuata da quello che sentono e vedono in casa. È per quello che bisogna far passare contenuti di valore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci