Poveri pensionati: il 58% sotto i mille euro lordi, la rabbia dei sindacati

Sabato 27 Maggio 2023 di Lauredana Marsiglia
Pensionati

BELLUNO - In provincia tre pensioni su cinque, di ex lavoratori del settore privato, sono sotto i mille euro, con le donne pagate la metà dei colleghi maschi. Dopo i rodigini, i bellunesi, restano i più poveri del Veneto. Una panoramica sconsolante sulla quale accendono i riflettori lo Spi-Cgil di Belluno e la Cisl Pensionati. «Gli anziani sono allo stremo - denuncia Maria Rita Gentilin, segretaria provinciale Spi -, il Governo intervenga al più presto». Ad innalzare l’asticella della tensione sono i rincari innescati da un’inflazione che galoppa. E le rivalutazioni non bastano.
Secondo un’indagine realizzata dallo Spi Cgil del Veneto in tutte le province della regione, la rivalutazione degli assegni previdenziali risulta del tutto insufficiente. La ricerca evidenzia come nel 2022 la spesa di un under 65 che vive solo sia aumentata di 107,50 euro al mese (1.290 euro nell’arco dell’anno), trascinata soprattutto da bollette di luce e gas. Ma i rincari mordono anche nel 2023 con una inflazione che, secondo le previsioni, viaggerà al 5% incrementando ulteriormente il costo della spesa di altri 71,60 euro mensili. Insomma, fra rincari del 2022 (107,50 euro, come detto) e quelli del 2023, la spesa quest’anno ai pensionati bellunesi costa mediamente 179,10 euro in più rispetto al 2021. Ma la rivalutazione ha portato in dote, sempre in media, 63 euro in più al mese. All’appello mancano dunque 116,10 euro mensili. Non proprio briciole. 
Analizzando i dati Inps emerge che il valore medio delle pensioni private in provincia (esclusi i centesimi) è passato dai 982 euro lordi mensili del 2022 ai 1.045 euro attuali, con una crescita assoluta di circa 63 euro (+6%). Ovviamente fra uomini e donne le differenze di reddito sono evidenti: per i maschi l’assegno medio è di circa 1.410 euro lordi (più 73 euro sul 2022) per le donne di 765 euro lordi mensili (più 53 euro). 
Unica consolazione: le pensioni sotto i 1000 euro sono scese dal 61,8% del 2022 al 58% del 2023. Un decremento strettamente legato alla rivalutazione. Preoccupante, da questo punto di vista, il divario fra i pensionati di età compresa fra i 65 e i 79 anni, che possono contare su pensioni lorde medie mensili di 1.237 euro (più 81 euro rispetto al 2022), e gli over 80 che hanno assegni di 764 euro (più 51 euro). Il dato dipende dal divario di genere, infatti la stragrande maggioranza dei pensionati ultra 80enni è donna. 
«La nostra analisi - commenta la Gentilin - conferma le sensazioni di questi mesi. Le pensioni dei nostri anziani non sono tutelate neppure dalla rivalutazione mentre l’inflazione continua a mordere soprattutto sul carrello della spesa. Purtroppo, constatiamo che molti nostri pensionati hanno dovuto ridurre molte spese, soprattutto quelle dedicate ai prodotti alimentari. Per questo - prosegue Gentilin -, chiediamo di rivedere il sistema della rivalutazione e auspichiamo che il conguaglio previsto a partire da gennaio 2024 venga erogato in anticipo, come aveva fatto il governo Draghi nel 2022 assecondando le richieste dei sindacati. Torniamo a ribadire la necessità di allargare la platea dei beneficiari della 14esima mensilità e aumentare gli importi. Inoltre, monitoreremo anche la questione dell’innalzamento delle pensioni minime, che ora appare solo come uno spot elettorale senza costrutto. Inevitabile, infine, la battaglia per una maggiore equità retributiva di genere». 
 

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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