«Galleria Comelico pericolosa: subito un consiglio comunale e un tavolo in prefettura»

Domenica 22 Agosto 2021
La galleria Comelico
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SANTO STEFANO DI CADORE - Sulle reali condizioni, in cui versa la galleria Comelico, venga convocato d’urgenza il Consiglio comunale di Santo Stefano. A chiederlo è la minoranza di Palazzo Alfarè. Il precario stato di salute del traforo, confermate dal presidente dell’Unione montana del Comelico, Giancarlo Ianese (che ha evidenziato come la galleria non possa più stare in piedi nelle attuali condizioni), sta rendendo bollente ildibattito. Ad accendere il fuoco è Roger De Bernardin, capogruppo della minoranza consiliare di Santo Stefano. 
«Rimango allibito – sbotta il leader di R-esistere –. Dunque, ora il tunnel, principale collegamento con il territorio, non è agibile. Certe dichiarazioni vanno portate in Consiglio. La sicurezza dei cittadini è la priorità non un’eventualità. Per De Bernardin quanto affermato dal numero uno dell’Um, in merito al rischio di sicurezza per i fruitori del tunnel, va dibattuto all’interno della sede più opportuna. Mi limito a constatare che – continua il capogruppo – se tale dichiarazione è stata fatta con cognizione di causa e con senso di responsabilità, in sintonia con i vertici Anas e il Comune di Auronzo, titolare del territorio per tre quarti del traforo, bisogna chiudere immediatamente il transito per evitare che possa “cadere a pezzi” sui viaggiatori. Ecco, allora, che il consigliere chiede che venga convocato un Consiglio comunale di urgenza per informare i membri e i cittadini di tale gravità.
«Notizie di questo tipo – aggiunge – possono essere causa di informazioni sbagliate e motivo per non accedere in Comelico per sicurezza personale. Vista la certezza delle dichiarazioni del presidente dell’Unione montana chiedo, in quanto capogruppo di minoranza del gruppo R-esistere in Comelico, di convocare immediatamente un tavolo con i responsabili della sicurezza e la prefettura, rassicurando i cittadini e i viaggiatori sulla reale situazione in cui versa il tunnel.
Quinto Piol, assessore alla viabilità e ai trasporti della Provincia di Belluno, dal 2004 al 2009 e successivamente consigliere d’amministrazione di Veneto Strade, ricorda che quindici anni fa Palazzo Piloni aveva prospettato la seconda canna. Poi sono tornati quelli del mito/demone dell’autostrada – commenta –. E si è ritornati a fantasticare sullo sfondamento autostradale a nord, trascurando le esigenze vitali per il territorio. I collegamenti vitali interni come questo (ma fra poco si tornerà a parlare di Zoldano, Agordino, Alpago e così via) sono trascurati, anzi dimenticati. Anche se, sottolineo se, si facesse lo sfondamento autostradale (impossibile sul piano concreto) che ne sarebbe di tutti i territori come questo? Di quel territorio (che è la maggioranza) non servito da collegamenti stradali sicuri e adeguati? Il mito/demone autostrada sta isolando sempre più il nostro territorio montano.
Nei suoi 35 anni di vita l’infrastruttura fondamentale per l’accesso alla valle e, in generale, per tutta la viabilità che dal Cadore, attraverso il Comelico, porta a Sappada, in Pusteria e nel territorio austriaco, è stata più volte oggetto di maquillage. Già nel 2005 l’Anas aveva inserito nel Piano triennale delle opere pubbliche 2006-2008, tra gli interventi prioritari per ragioni di sicurezza, la cosiddetta “seconda canna” del traforo esistente, per una spesa prevista di 90 milioni di euro, per eliminare tutti i potenziali pericoli della galleria attuale, che presenta spazi ridotti di emergenza in caso di incidenti, incendi o altri eventi rischiosi per la pubblica incolumità. Intanto ieri nelle piazze reali e virtuali si sono scatenati i commenti, tra preoccupazione, ironia e ipotesi di responsabilità sullo stato di salute del traforo, fondamentale per la valle.
 

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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