Contagio fatale in confessionale per don Giovanni »Unterberger

Sabato 13 Marzo 2021 di Giovanni Santin
Don Giovanni Unterberger

BELLUNO - «Don Giovanni era un generoso, era sempre disponibile. Magari gli arrivava una telefonata durante il pranzo e lui andava a rispondere per poi non tornare più. E la troppa generosità, pur con le precauzioni che seguiva, gli è stata fatale». A ricordare don Unterberger, il 78enne sacerdote scomparso per Covid giovedì all’ospedale San Martino, è don Giorgio Lise, rettore del seminario Gregoriano, dove anche lo scomparso viveva. «Conosceva ed era di aiuto a molti – racconta un altro sacerdote – probabilmente il contatto con un positivo è avvenuto durante una confessione». Poi don Lise continua: «Don Giovanni mi ha telefonato domenica 2 marzo, alle 6 del mattino per dirmi che aveva misurato la febbre e la temperatura era salita. Nei giorni precedenti aveva anche avuto un abbassamento di voce, ma era un fastidio con cui ogni tanto aveva a che fare. Il giorno dopo, lunedì 3 marzo, è stato ricoverato». Una degenza che si è conclusa con la morte sopraggiunta dopo nove giorni trascorsi nel reparto di Pneumologia.
GLI ALTRI SACERDOTI
Da allora tutti gli altri sacerdoti che vivono nella struttura del seminario sono stati messi in quarantena sino a martedì 9 marzo; è questo il giorno in cui, dopo essersi sottoposti al tampone di uscita, per loro è terminato il periodo di isolamento. Due di loro sono risultati positivi e il secondo tampone sarà fra qualche giorno. «Non appena siamo venuti a conoscenza della positività di don Giovanni – precisa il rettore del seminario – abbiamo da subito prestato ulteriore attenzione ai momenti comunitari, per esempio il pranzo, mangiando per gruppi ed in tre ambienti diversi dove eravamo separati». 
L’ULTIMO SALUTO
Il funerale sarà celebrato lunedì in cattedrale alle 10,30. Poi la salma verrà portata a Tai di Cadore, paese d’origine del sacerdote, dove avverrà la sepoltura. Ieri intanto la comunità dei sacerdoti del seminario ha ricordato don Unterberger con una messa celebrata al mattino: «Di solito quando muore un canonico della cattedrale – dice don Lise – la messa viene celebrata nella chiesa di San Pietro. Ma con il vescovo abbiamo convenuto che era meglio questa altra soluzione. Lo abbiamo ricordato come confratello e come amico: ci mancherà molto. Mancheranno la sua testimonianza e il suo spirito. Era, come dice la Bibbia di Nicodemo, un uomo senza falsità». 
IL RICORDO
Don Giorgio Lise ha molti ricordi del confratello scomparso: «Nell’estate del 1976 percorremmo quasi 3.000 chilometri viaggiando in Europa, con la 126 con la targa di cartone». Ma i ricordi più forti sono legati alle tante attività di don Giovanni: «Non si risparmiava mai. Aiutava molte persone, anche materialmente. Credo davvero che oggi siano molti coloro che si sentono orfani». Fra questi anche coloro che ogni domenica mattina, nella chiesa di San Pietro, contigua al seminario, seguivano la messa in rito antico, in latino, celebrata proprio da don Giovanni. Che, fra l’altro, era anche assistente spirituale della comunità Demamah. In Pneumologia è invece ancora ricoverato il secondo sacerdote risultato positivo. Secondo le notizie date, anche in questo caso, dal rettore del seminario, le sue condizioni sono stazionarie.
 

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