Quando si dice, la fama di un poeta. Lo rivela una scoperta inaspettata: i versi di Virgilio incisi sulla base di un'anfora riaffiorata da uno scavo in Andalucia.
Si tratta di cinque righe composte da gruppi di due o tre parole, scritte con uno stilo quando il vaso si stava asciugando capovolto, nella fase iniziale dell'assemblaggio. Il frammento conservato, datato al II secolo d.C. è spesso 1,2 centimetri, lungo 8 e largo 6, e riproduce i primi versi del poema 'Le Georgiche' di Virgilio. La rivelazione è al centro di uno studio pubblicato sul 'Journal of Roman Archaeology' dell'Università di Cambridge. Perché i versi di Virgilio compaiono sul fondo di un'anfora? Una posizione nascosta, quasi ad essere occultati? Il fatto che tutti i sigilli incisi sulle anfore recuperate durante lo scavo di Cordova provenissero da "figlinae" (officine ceramiche) di proprietà della famiglia senatoria dei "Fabii clarissimi viri" (i famosi Fabii), suggerisce che il graffito con la poesia sia stato realizzato in una delle loro proprietà. "La paternità e la vera intenzione di chi l'ha scritto sono difficili da determinare, ma tutti gli indizi portano a pensare che qualcuno non volesse che fosse visto, dal momento che era inciso sulla parte inferiore dell'anfora", ha spiegato Iván González Tobar dell'Università di Barcellona intervistato dal quotidiano 'El País'.
Una possibile ipotesi potrebbe riportare l'origine dei versi incisi alla presenza di bambini nelle officine di produzione delle anfore. È possibile che sia stato realizzato da un adulto per insegnare a leggere a un bambino piccolo, oppure che sia stato un bambino a imparare i versi a memoria e a inciderli. "La presenza della grafite nella catena di produzione implica una notevole alfabetizzazione dell'ambiente delle officine ceramiche betiche, che contrasta con la visione classica di un mondo rurale isolato", ha evidenziato Iván González Tobar. Ma perché su un'anfora e perché "Le Georgiche" e non "L'Eneide"? Ipotesi su ipotesi. Forse perché il primo libro delle "Georgiche" è dedicato all'agricoltura, e la zona dello scavo a Cordova è un'area eminentemente rurale, il suo uso pedagogico "non è irragionevole, soprattutto se si conferma la notevole presenza di bambini nelle officine ceramiche", ha ipotizzato sempre Tobar.