"Urbicidio": una parole che nelle ultime ore sta diventando - tristemente - virale.
Il patrimonio culturale
Si tratta di un termine coniato durante la guerra nella ex Jugoslavia. Letteralmente significa violenza contro le città: "uccidere" figurativamente ciò che le rendeva vive. Statue, opere d'arte, architetture, monumenti. Tutto rischia di scomparire sotto i bombardamenti russi. L'Ucraina conta ben sette siti riconosciuti patrimonio mondiale dall'Unesco: la Cattedrale di Santa Sofia, a Kiev, il centro storico di Leopoli (Lviv), l’Arco geodetico di Struve, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Černivci, l’antica città di Chersoneso Taurica, fondata nel V secolo a.C. sulle coste settentrionali del Mar Nero, a Sebastopoli, e le Tserkvas in legno, otto chiese sui Carpazi. A Odessa i cittadini circondano la statua di Richelieu di sacchi di sabbia per evitare che venga distrutta.
L'allarme degli storici dell'arte
A lanciare l'allarme, conversando con l'AdnKronos, è lo storico dell'arte Tomaso Montanari il quale, comunque, tiene a precisare che «non c'è opera d'arte che valga la vita di un essere umano». Il conflitto, avverte lo studioso, produce »enormi rischi che non hanno a che fare con le singole opere che si possono mettere al sicuro, ma con il patrimonio inteso nel senso più vero e ampio. Ovvero con la forma stessa delle città, dei quartieri antichi, degli edifici, delle mura. L'Ucraina ha un patrimonio che va dalle colonie greche sul Mar Nero, con architetture, strutture e lasciti, ai monumenti medievali anche italiani come per esempio le mura genovesi». Peraltro, osserva Montanari, il Paese sotto attacco da parte dei russi dispone «di un patrimonio naturale. Ci sono le steppe e le foreste. I patrimoni dell' Unesco in Ucraina individuano una serie di complessi che sono il Paese stesso, come succede sempre in Europa». Questo per dire che, in fondo, «la guerra è dentro il patrimonio culturale, lo attraversa, lo violenta. Vedremo poi con quale esito. Abbiamo visto - ricorda Montanari - quello che è successo in Siria, in Libia». Tragedie che ora »stanno succedendo in Ucraina. È un pezzo d'Europa e, come tutti in tutti gli altri Stati europei, è come fare la guerra in un salotto perfettamente integrato e storicizzato. È un disastro: noi vediamo le periferie staliniste, e per ora non vediamo le città storiche. Bombardare Odessa è come dire bombardare la storia«. In altri termini, il patrimonio ucraino «parla di un Paese che è russo ed europeo. La parola Ucraina vuole dire 'confinè, una frontiera che è stata attraversata ed è permeabile. L'Ucraina è un Paese che è stato un ponte e Putin oggi ci fa la guerra, ma diciamo che anche l'Occidente non è innocente».